Torre Annunziata. Nascondevano kalashnikov e droga in una botola, ricavata sotto il pavimento della cantina di casa: condannati i coniugi ritenuti vicini ai Gionta. Dieci anni e 8 mesi di reclusione per Antonio Improta (53). Di poco inferiore (8 anni e 8 mesi) la pena comminata dal giudice a sua moglie, Maria Paduano (55), zia del baby-boss Salvatore, considerato nel 2012 il reggente della cosca di camorra. Il verdetto è giunto a sera inoltrata, al termine del processo con rito abbreviato celebratosi in tribunale a Torre Annunziata.

I due coniugi finirono in manette il 27 gennaio scorso. I carabinieri della compagnia oplontina (comandante Andrea Rapone) quel giorno, nella loro abitazione in via De Simone, sequestrarono un kalashnikov da guerra con puntatore laser e 2 caricatori per l’arma; 750 grammi di cocaina; 7,5 chilogrammi di marijuana; mannitolo, lidocaina, un bilancino di precisione e sacchetti per il confezionamento.

Finiti in manette, i coniugi di traversa Mazzini hanno poi affrontato il relativo processo: detenzione di arma da guerra e munizioni, detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, furto aggravato e ricettazione, le accuse mosse loro dal pm. Per Antonio Improta e Maria Paduano, il giudice in sentenza ha escluso solo l'aggravante dell'ingente quantitativo della droga. Tra 15 giorni, le motivazioni delle condanne.

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