Torre Annunziata. L’ordine di uccidere Natale Scarpa era stato dato da Aldo Gionta. Lui voleva soddisfazione”. E’ una delle frasi del pentito di camorra di Ercolano Francesco Raimo, alias “’o castellone”, ex compagno di cella del boss-poeta. Raimo, nel 2011, rivelò agli inquirenti di averlo appreso “dai fratelli Alfonso e Giuseppe Chierchia”.

LE FRASI. Sono proprio i racconti dei pentiti a dar forza all’appello proposto dal pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa, contro la sentenza che nel febbraio scorso ha assolto Aldo Gionta dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio di “zì Natalino”. La vittima, rivale del clan Gallo-Cavalieri, nel 2006 schiaffeggiò in pubblico il figlio del boss-poeta, Valentino junior. “Doveva morire”, in estate, fuori allo stadio “Giraud” di Torre Annunziata. Colpito da 14 colpi calibro 9 al collo, al corpo e al torace.

Il primo a confermare che Aldo Gionta decretò dal carcere la morte di Natale Scarpa fu un altro pentito, stavolta di Palazzo Fienga. Aniello Nasto “quarto piano”, condannato per lo stesso omicidio a dieci anni di reclusione così come Vincenzo Saurro, alias “sciabolone”. Nasto, nel 2007, all’interrogatorio portò con sé un manoscritto. All'interno c’erano appunti fittissimi.

“L’11 agosto mi vengono a trovare a casa di mia mamma in Largo Genzano Pasquale Gionta, Giuseppe Coppola, Giovanni Iapicca e Amedeo Raia – il racconto di Nasto - . Loro mi informarono che Valentino junior, per scherzo di carnevale,  buttò delle uova in testa a zio Natalino Scarpa… e che pur conoscendolo lo rincorse e lo riempì di botte…in quella giornata Pasquale Gionta mi riferì che andarono a sparare nel portone di Vincenzo Scarpa, figlio di zio Natalino, e che trovarono un accordo con Giovanni Colonia del clan Gallo-Cavalieri per darci soddisfazione…ma passarono dei mesi e Aldo Gionta pressava dal carcere per eliminare zio Natalino”.

Secondo Nasto anche il fondatore del clan, don Valentino Gionta, “sollecitò dal carcere” il delitto. Il pentito, infatti, riferì all’Antimafia di “una riunione presso Palazzo Fienga in cui venne comunicata la volontà di Valentino Gionta e di Aldo di accelerare l’omicidio dello Scarpa Natale”. Tra le dichiarazioni che forse indurranno il pm, all’apertura del processo di secondo grado, a reiterare la richiesta di condanna all’ergastolo per “Aldulk il ribelle”, anche quelle di Michele Luppo, altro collaboratore di giustizia ma affiliato ai “Cavalieri”.

“In relazione all’omicidio di Natale Scarpa – così Luppo – sono a conoscenza del fatto che, per evitare lo scoppio di una faida, Giovanni Colonia si recò a Palazzo Fienga a casa di Gemma Donnarumma (moglie di Valentino ‘senior’) per raccomandarle di considerare chiuso l’episodio…la signora Gemma disse che non poteva dare una risposta subito ma che doveva parlare con i carcerati. La risposta in un primo tempo fu negativa…”. I “carcerati”, infatti, “avevano detto che non volevano saperne niente e che volevano la testa di zio Natalino”.     

       

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