“Ho sbagliato tanto nella mia vita, ma la cosa che più mi distrugge è quella di non poter vedere mio figlio”. Con queste parole piene di dolore e rimpianto, Luigi, un papà di 50 anni di Torre Annunziata, racconta la sua battaglia per riabbracciare il suo bambino. La sua è una storia difficile, segnata da un passato burrascoso che oggi si trasforma in un ostacolo nella sua lotta per l'affido.

Luigi ha affrontato anni difficili, segnati anche dall’uso di droghe. Un passato che non rinnega ma che cerca di lasciarsi alle spalle con tutte le sue forze. “Ho giurato a me stesso che non avrei mai più fatto uso di droghe – racconta – ed è così ormai da due anni. Ma io ho bisogno di vedere mio figlio, e chiedo aiuto a chiunque possa darmi una mano per risolvere questo problema”.
Il bambino, avuto da una relazione con una compagna, oggi vive con la madre. Luigi ammette che la donna, temendo per il passato problematico dell’uomo, cerca di proteggere il piccolo. Tuttavia, la sua determinazione è chiara: vuole dimostrare di essere cambiato e di poter essere un padre presente e amorevole.
Ad accompagnare Luigi in questa difficile battaglia legale è l’avvocato Giuseppe De Luca, che denuncia i problemi sistemici legati all’affido dei figli in situazioni di conflitto. “Ci sono tante difficoltà di gestione del bambino quando non vi è un matrimonio – spiega De Luca –. Nella maggior parte dei casi, la madre si sente in diritto di poter prendere il bambino, averlo con sé e ignorare i diritti del padre. Non esiste un provvedimento provvisorio del giudice che obbliga le parti a rispettare i diritti, e finché non c'è un provvedimento la mamma sostanzialmente fa quello che vuole”.
A complicare ulteriormente la situazione ci sono i ritardi cronici nei procedimenti giudiziari. Le udienze vengono fissate con tempi lunghi, e questo comporta un effetto a catena che penalizza anche le decisioni provvisorie. Nel frattempo, il genitore non affidatario, come Luigi, rimane senza strumenti concreti per far valere i propri diritti.
Non mancano, purtroppo, casi in cui si aggiungono false denunce per maltrattamenti o violenze. Sebbene spesso archiviate per mancanza di prove, queste denunce rallentano ulteriormente i procedimenti, creando un clima di sfiducia e aumentando le difficoltà per chi, come Luigi, vuole solo poter vedere il proprio figlio.
“Anche se il papà tenta in tutti i modi – conclude l’avvocato De Luca –, anche attraverso denunce per sottrazione di minore, non giunge a un risultato, proprio perché non esistono provvedimenti cautelari. Ora siamo in attesa di un’udienza, speriamo si faccia presto, evitando ripercussioni anche sul bambino”.
Luigi, nel frattempo, non si arrende. Con la forza di chi vuole ricostruirsi una vita e dimostrare di essere un buon padre, lancia un appello alle istituzioni e a chiunque possa aiutarlo. “Non voglio che il mio passato definisca il mio futuro – dice –. Voglio solo poter abbracciare mio figlio e mostrargli che sono cambiato. Per me, lui è tutto”.
Quella di Luigi è una storia che evidenzia le fragilità del sistema giudiziario e il bisogno di riforme che possano tutelare i diritti di tutti i genitori, garantendo al tempo stesso il benessere dei bambini. Una storia di sofferenza, ma anche di speranza e determinazione.

Sondaggio


Risultati


						

Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"