“Come gli uomini ci fermarono, ci fecero il fermo come gli uomini”. E’ il 25 marzo 2013 e Annunziata Caso esprime tutta la sua rabbia per il trattamento subito dalla polizia. Con gli uomini di punta della cosca divisi tra carcere e latitanza ormai sono le donne a comandare e questo status è riconosciuto dalle forze dell’ordine anche per dei semplici controlli di routine.

La moglie di Aldo Gionta, nel corso dell’intercettazione ambientale captata dalla Dda, racconta ad altre due donne con un certo livore quelli che sono stati gli attimi del suo fermo all’interno del rione Penniniello. “Ci hanno fermato che uscivamo da dentro il portone io, mia mamma e mia cognata Imma. Ci hanno preso i documenti e ci hanno segnalato. Non è stato come quando ti puntano la paletta e ti controllano la patente. Io ci ho detto ma che hai perso la testa, ma che ti sei scemonito, ma chi ti pensi di tenere…”.

La Caso ne fa soprattutto una questione d’onore, visto che il fatto suscita tutta l’attenzione da parte del Penniniello. “Tutta la gente affacciata dai. Tutte le femmine affacciate al balcone a guardare che ci guardavano fermati davanti la macchina come gli uomini. Tra poco ci perquisivano anche. Ancora devono capire che qua non ci sta più niente. Non c’è più nessuno. I morti li stiamo avendo non li facciamo”.

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