Marco Pittoni era un giovanissimo tenente dei carabinieri, la cui vita venne stroncata a 33 anni da un rampollo del clan Gionta. La sua storia nel tragico anniversario torna nel racconto di una studentessa di terzo liceo, che ripercorre l'omicidio a Pagani commesso dall'allora sedicenne Carmine Maresca. Il suo atto eroico purtroppo ne causò la morte il 6 giugno del 2008 a Pagani. Marco era un uomo generoso, coraggioso e sensibile: aveva cercato di salvaguardare la vita di tutti anche dei criminali che gli puntavano le armi. Gli eroi non sono solo quelli dei film, ma anche “uomini normali” cresciuti con valori sani e desiderosi di non fare mai mancare il proprio contributo e aiuto quando c’è qualcuno in pericolo. Una storia triste e commovente che ci ricorda quanti uomini in divisa abbiano fatto e fanno il proprio dovere nel silenzio e con coscienza. Chi indossa la divisa si assume responsabilità e pesi gravosi, tra mille rischi; pertanto è giusto che gli studenti, futuri cittadini, ne abbiano consapevolezza.


La storia del tenente Marco Pittoni è ricordata attraverso il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” da Elisa Ciccopiedi, studentessa della classe III sez. C del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone.
“Il tenente Marco Pittoni prese le orme di suo padre anche lui carabiniere, nato a Sondrio il 30 settembre del 1975 e si arruolò nel 1997. Prese il titolo di sottotenente quando nel 2006 frequentò, nella Scuola Ufficiali di carabinieri a Roma, il corso ‘ruolo speciale’.
Correva l’anno 2007 quando venne dato l’incarico della Tenenza dei Carabinieri di Salerno, precisamente a Pagani.

La vita del giovane fu stroncata quel 6 giugno del 2008, quando trovatosi nell’ufficio postale insieme ad un suo collega, tre rapinatori fecero irruzione per una rapina.
Marco con un rapido movimento riuscì a disarmare un rapinatore senza neanche utilizzare la sua arma da fuoco, e, al contempo stava cercando di bloccarne un altro, ma il secondo rapinatore gli sparò due colpi, all’addome e alla gola.
Il killer è stato identificato in Carmine Maresca, un sedicenne appartenente del Clan Gionta, figlio del cosiddetto Luigi.
Dopo un’accurata indagine gli ispettori riuscirono ad identificare tutti i complici della rapina che furono immediatamente arrestati; l’ultimo, il “Maresca”, risultava latitante; infatti solo un anno
prima, alla tenera età di 15 anni, aveva partecipato ad un omicidio, precisamente ad una esecuzione camorrista .
Marco Pittoni ci mise anima e cuore nella sua carriera, basti pensare che dopo i colpi di pistola, invece di cercare aiuto per medicarsi, non smise di inseguire i rapinatori fino a quando il suo
corpo non resse più, stramazzando a terra.
Non a caso gli venne conferita la Medaglia d’oro al valore militare per aver dimostrato coraggio senza aver fatto uso della sua arma da fuoco.
Ogni 6 giugno, ricorderemo Matteo Pittoni, colui che con tutte le sue forze ha sempre dimostrato i valori della giustizia e della legalità.”
La legalità è un modo di vivere che può diventare una buona abitudine se i giovani imparano ad apprezzare modelli di riferimento che non siano quelli del guadagno facile, della violenza e della corruzione. Marco Pittoni ha degnamente rappresentato e rappresenta tutto questo.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti,
storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.

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