Torre Annunziata. Latitante dei Gionta, vivo per miracolo e ora a processo. La ‘strana’ storia di Luigi Bollino
Imputato per associazione di stampo mafioso, il narcos fugge dal 2013. Scampò alla morte in un agguato
05-10-2016 | di Salvatore Piro

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TORRE ANNUNZIATA. Associazione di stampo mafioso: nuovo processo a carico per il latitante Luigi Bollino, 52 anni, ritenuto tra i principali narcos oplontini e latitante dal 4 aprile 2013. Il narcos, stavolta, è finito alla sbarra con Luigi Savino (43). È l’ennesimo capitolo ‘strano’ della vita di Bollino. Prima residente a Palazzo Fienga, nella roccaforte del clan Gionta, poi spostatosi in via Cuparella, vicino ai suoi ‘amici’ dei Gallo-Cavalieri.
Il narcos era scampato quasi per miracolo alla morte nel 2006, vittima di un raid nei pressi di un bar di via Pastore. Poi era scomparso nel nulla, a pochi giorni dalla maxi retata ‘Mano Nera’ contro i due clan di camorra che in città gestiscono le piazze di spaccio.
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IL PROCESSO. A scriverlo, l’ultimo capitolo, sono stati i giudici della prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata, che ieri hanno avviato ufficialmente il processo. Ascoltato in aula il pentito dei Gionta Vincenzo Saurro, alias ‘sciabolone’, che ha raccontato gli equilibri della camorra di Torre Annunziata al 2006, prima della faida che lasciò in città una lunga scia di sangue. Sangue interrotto solo da una raffica di arresti e dalla conseguente ‘pace’ siglata da due organizzazioni malavitose ormai decimate.
L'AGGUATO-LA FUGA. Bollino, poco prima del Natale di 10 anni fa, fu ricoverato per giorni in prognosi riservata all’ospedale di Boscotrecase. Il motivo? Un agguato in piena regola. Una pioggia di proiettili scaricatagli addosso da due killer, fuggiti dopo in moto. Per Bollino, quel giorno, ferite multiple all'addome, al torace, al cuoio capelluto e al testicolo. Il narcos però si salvò.
Ferite più lievi le riportarono quel giorno due uomini ritenuti vicini ai Gionta e in compagnia di Bollino in via Pastore: Antonio Liotto e Michele Tuccillo. Secondo gli inquirenti, quell’agguato del 2006 fu il semplice esito della guerra di camorra tra clan rivali per il controllo del mercato della droga e del racket a Torre Annunziata.
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