E’ latitante dal 4 aprile 2013, Luigi Bollino, 51 anni, affiliato al clan Gionta di Torre Annunziata, ma ieri contro di lui si è aperto in tribunale un processo che lo vede imputato per associazione di stampo mafioso col 42enne Luigi Savino. E’ l’ennesimo capitolo ‘strano’ della vita di Bollino, ritenuto tra i principali ‘narcos’ dei Valentini e scampato per miracolo alla morte nel 2006, vittima di un agguato nei pressi di un bar di via Pastore.

A scriverlo, l’ultimo capitolo, è stavolta la prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata (presidente di collegio Ernesto Anastasio), che ieri ha avuto giusto il tempo di ricevere la lista testi presentata dal pm Pierpaolo Siragusa. Lista che si preannuncia ampia, grazie al racconto che in aula poi faranno anche alcuni ‘pentiti’.

‘Strana’ storia, si diceva. Sì perché Bollino, poco prima del Natale di nove anni fa, fu ricoverato per giorni in prognosi riservata all’ospedale di Boscotrecase. Il motivo? Un agguato in piena regola. Una pioggia di proiettili scaricatagli addosso da due killer fuggiti dopo in moto. Per Bollino, quel giorno, ferite multiple all'addome, al torace, al cuoio capelluto e al testicolo. Il ‘narcos’ però si salvò.

Ferite più lievi le riportarono quel giorno altri due uomini ritenuti vicini ai Gionta e in compagnia di Bollino a via Pastore: Antonio Liotto e Michele Tuccillo. Per i carabinieri, quell’agguato del 2006 fu il semplice esito della guerra di camorra tra clan rivali per il controllo del mercato della droga e del racket a Torre Annunziata.

Luigi Bollino a 42 anni scampò la morte. Nel 2013, invece, fuggì al fermo emesso dalla Dda di Napoli contro i Gionta e i Gallo. Tuttora ricercato, il ‘narcos’ è irreperibile da più di due anni. Forse Bollino ora è all'estero. Forse solo il racconto di alcuni ‘pentiti’, nel processo con rito ordinario aperto ieri anche a suo carico, riuscirà a scrivere nel tempo un nuovo capitolo della sua ‘strana’ storia.

 

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