Torre Annunziata. “Il caso Tortora? Semplicemente un errore, ma causato dal prevalere dell’arroganza e non dell’umiltà. L’Italia è un Paese garantista solo all’apparenza, perché i pm non sono abituati a perdere. C’è bisogno di riformare le coscienze, non il codice. Altro che separazione delle carriere. All’interno delle Procure esistono troppi rapporti ‘insidiosi’. Anche con giudici di sesso opposto”. E’ durissimo il commento rilasciato dal legale Raffaele Della Valle (nella foto) a Torre Annunziata.

Lo storico avvocato di Enzo Tortora, il giornalista Rai vittima di uno degli errori giudiziari più eclatanti della giustizia italiana, è intervenuto ieri presso “Villa Tiberiade” a margine della proiezione del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana”, diretto dal regista Ambrogio Crespi per GruppoDatamedia. Il docufilm, ricco di testimonianze inedite di giornalisti come Paolo Gambescia e Vittorio Feltri, magistrati del calibro di Giuseppe Pititto, e impreziosito dalla viva voce della compagna di Tortora, Francesca Scopelliti, è stato oggetto di un convegno voluto dalla Camera Penale di Torre Annunziata, col patrocinio del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e della sezione oplontina “A.I.G.A.”.

“La magistratura – ha continuato Della Valle, visibilmente commosso al termine della proiezione – non rappresenta un potere, ma un servizio da rendere ai cittadini. Solo calandosi in quest’ottica non esisterà mai più un caso Tortora. All’epoca chiedemmo di fare delle indagini. La Corte ci rispose che i carabinieri avevano accertato che il locale ‘Vecchia Milano’ esiste. Quel processo non va banalizzato, contestualizzandolo negli antichi ’80. Altrimenti si finisce per giustificare tutto. Anche le leggi razziali”.

Il docufilm di Ambrogio Crespi sulla vicenda di uno dei conduttori televisivi più amati dagli italiani, il celebre volto di “Portobello”, è prezioso, raro, autentico, elegante: l’occhio della cinepresa non è mai invadente, non scruta il privato dei protagonisti, ma ha un rispetto grandangolare. Il regista, tra selezione delle immagini e montaggio, ci ha impiegato otto mesi. I numeri sono tutti dalla sua parte: 250 proiezioni in tutta Italia, primo posto al Festival del Salento, oltre alle “vetrine” di Camera, Senato e del Parlamento europeo.

“Cosa mi ha spinto a lavorare sul caso? La volontà di muovere le coscienze – il commento di Crespi - squarciando il velo sulla malagiustizia per aiutare chi non è un conduttore tv, e voce non ne ha. Enzo Tortora al suo fianco ha avuto due guerrieri. L’avvocato Della Valle, che ho visto piangere alla prima proiezione a Monza, poi Marco Pannella. Il pm Marmo? Mi ha chiamato dopo aver visto il documentario, ringraziandomi perché anche grazie al film ha avuto il coraggio di chiedere scusa. Cosa gli ho risposto? Che nella vita si può sbagliare”.

Il dibattito, moderato da Salvatore Barbuto, ha registrato gli ulteriori interventi del Presidente del Tribunale di Torre Annunziata, Luigi Pentangelo, del Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Gennaro Torrese, di Antonio Cesarano (Presidente Camera Penale), dei legali Claudio Botti, Domenico Nicolas Balzano, Pasquale Sergio, Germaine Popolo, Maria Brucale e del magistrato Luca Della Ragione.   

     

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