Torre Annunziata. Le cisterne della discordia: cittadini insorgono contro il comune
Striscioni di protesta al cantiere ma l’amministrazione smentisce varianti ai lavori. Ammendola: “Su di me solo falsità”
19-05-2018 | di Marco De Rosa
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Da giorni sta divampando la protesta a Torre Annunziata sulla questione cisterne al porto. I cittadini residenti nella periferia oplontina sono sul piede di guerra, messi in allarme dai potenziali pericoli che l’immissione di altre cisterne di idrocarburi in zona può scatenare.
E’ stato messo in piedi da due donne un comitato per tenere alta l’attenzione sul caso. Donne pronte, come hanno più volte denunciato anche a mezzo social, “a farci passare sopra con le ruspe. Questa città non può continuare a morire e non permetteremo ad un sindaco e un assessore senza coraggio di prenderci in giro”.
Il fatto. Con l’inizio dei lavori per l’installazione delle due cisterne, è tornata d’attualità la vicenda che ha avuto inizio nel 2015, quando venne rilasciato dall’ufficio tecnico comunale di Torre Annunziata un nuovo “permesso per costruire” due serbatoi di gasolio. Il tema “porto” di Torre Annunziata, però, è da sempre molto sensibile all’opinione pubblica torrese. Dal suo uso di fatto esclusivamente commerciale sebbene negli anni sia stata paventata, ma mai effettivamente realizzata, una finalità turistica, dopo il sussulto del metrò del mare e due imbarcazioni messe a disposizione di Alilauro nell’estate scorsa, è calato il sipario sull’eventuale scalo crocieristico.
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Dal fronte del Movimento 5 Stelle, da sempre contro l’installazione di nuove cisterne, alimentano l’ipotesi che all’interno delle cisterne verrà messa benzina anziché gasolio. Un dettaglio smentito dalle carte: la Isecold aveva presentato una variante in corso d’opera chiedendo una diversa utilizzazione dei due nuove serbatoi: un cambio da gasolio a benzina bocciato dalla commissione edilizia ed urbanistica comunale. Tralasciando il pericolo che ne può derivare – si tratta di due liquidi, comunque, con alto potenziale combustibile – dal fronte comunale si cerca di tranquillizzare l’ambiente, marcando l’accento sulla vigilanza estrema che verrà fatta durante i lavori.
Le reazioni. Intanto però, i comitati insorgono. “Basta cisterne a Torre Annunziata, portano malattie e morte. Tuteliamo la nostra salute”. Ed ancora “no ad altre cisterne. Non vogliamo una nuova terra dei fuochi". Sono due striscioni che da qualche giorno campeggiano sulla palazzina posta di fronte al cantiere in cui si continua a lavorare. L’incubo di una nuova bomba ecologica, dopo il Sarno, è ben visibile nell’animo dei protestanti”.
“Il tentativo di cambio destinazione d’uso che si è fatto– ha commentato Orfeo Mazzella, attivista del M5s – va capito anche dal punto di vista della commissione ambiente del comune, che ha dato un nulla osta in presenza di una normativa – la nuova Seveso, ndr - particolarmente stringente sui liquidi esplosivi vicino a centri abitati”.
La difesa. Nel frattempo Ascione si è difeso, dapprima sostenendo l’innocuità delle cisterne e poi difendendosi dietro l’autorità portuale che, secondo il primo cittadino, “ha deciso i destini dei porti di Napoli, Salerno e Castellamare di Stabia”. E quello di Torre Annunziata, scatenando l’ira dei cittadini: “I cittadini sono liberi di manifestare – ha annunciato sulle colonne di Metropolis – perché siamo in democrazia”. Parole dolci che hanno fatto per un po’ di tempo da contrappeso a quelle che avrebbe pronunciato l’assessore comunale ai lavori pubblici Luigi Ammendola, secondo il quale “a chi non sta bene, può anche vendere casa e andarsene”. Avrebbe. Perché attraverso una nota stampa Ammendola ha rispedito le accuse al mittente, smentendo il sindaco che ha cercato di giustificare tali uscite scomposte, ma rafforzando la sua idea sul caso: “Non ho mai fatto quelle affermazioni che ritengo gravi, diffamatorie e calunniose, pertanto chiunque le abbia riportate e/o affermate ne risponderà legalmente”.
L’amministrazione comunale è pronta al confronto: nel frattempo i lavori proseguono regolarmente. Ma i dubbi sull’impatto ecologico che tale opera può comportare restano pieni di interrogativi.
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