Trentanove anni sono passati da quel giorno tragico, ma il nome di Luigi Staiano continua a vivere nel cuore di Torre Annunziata come simbolo di dignità, coraggio e resistenza civile. 
Era il 4 luglio 1986 quando la camorra decise di spezzare la sua vita: aveva solo 35 anni, una famiglia che amava profondamente — la moglie e una figlia piccola — e un sogno semplice, quello di vivere onestamente nella sua città, costruendosi un futuro con il lavoro.

Ma Luigi aveva scelto di non piegarsi, di non accettare compromessi, di dire no alla paura e al ricatto. Una scelta che, in un territorio già allora martoriato dalla violenza e dall’arroganza criminale, diventava una dichiarazione di libertà. E per questo la camorra decise di eliminarlo.

L’omicidio di Luigi Staiano fu un colpo durissimo per Torre Annunziata, una città che da quel momento fu costretta a fare i conti con la brutalità e l’ingiustizia di un sistema criminale che non tollera l’onestà. Ma da quel dolore, negli anni, è germogliata anche una nuova consapevolezza.

Oggi, a 39 anni da quel delitto, la sua memoria non è solo un ricordo doloroso, ma un richiamo forte alla responsabilità collettiva. Ogni 4 luglio diventa occasione per rinnovare l’impegno per una Torre Annunziata diversa, dove la legalità non sia l’eccezione ma la regola, dove il sacrificio delle vittime innocenti non venga dimenticato ma trasformato in azione, educazione e cultura della giustizia.

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