Torre Annunziata. "Il Ministero potrà ricorrere in Cassazione, certo. Ma il suo ricorso sarebbe molto grave". Elena Coccia, avvocato penalista in trincea, esperta in diritto di famiglia, ha appena ottenuto in aula un maxirisarcimento di 800 mila euro in favore di un assistito. Il reale valore del successo professionale (ottenuto in collaborazione con l'avvocato Marco Ferrara) è però simbolico. Per due motivi.

A beneficiare della cifra record - stabilita dai giudici della Corte d'Appello di Napoli - sarà infatti Salvatore, che oggi ha 30 anni, ed alle spalle un'infanzia che gli è sempre stata negata. Salvatore era solo un bambino, aveva 7 anni, quando venne violentato a scuola dalla banda di pedofili del rione Poverelli di Torre Annunziata.

La madre, Matilde Sorrentino, denunciò gli orchi di suo figlio alla giustizia. Per questo motivo, fu ammazzata nel 2004 a bruciapelo e sull'uscio di casa da un killer senza scrupoli, Alfredo Gallo, già condannato in via definitiva per l'omicidio. Da allora, Matilde Sorrentino viene ricordata come "mamma coraggio".

La sentenza emessa in Appello, però, oltre alla cifra record riconosciuta a Salvatore, vittima a soli 7 anni degli orchi del rione Poverelli, ha stabilito un altro principio, stavolta solo di diritto, ma ugualmente rilevante: in quella scuola elementare, il Ministero dell'istruzione, ma pure il Comune di Torre Annunziata ('salvatosi' dall'onere del risarcimento solo grazie all'intervenuta prescrizione, ndr), avevano il dovere di controllare che i bambini non corressero pericoli.

Le istituzioni avrebbero dovuto vigilare, non l'hanno fatto. Tecnicamente, ed in latino, si configura la tipica "culpa in vigilando". Per questo, Salvatore sarà risarcito per 800 mila euro. Una somma che però non gli restituirà mai il sorriso, perduto a soli 7 anni tra i bagni e le cantine di una scuola elementare. "Il processo sugli abusi - continua l'avvocato Coccia - ricordo che andò avanti soprattutto grazie all'impegno dell'allora Procuratore Diego Marmo.

All'epoca, la Procura oplontina viveva un periodo di profondo cambiamento. Ricordo che fu un'esperienza tremenda. E il Comune a processo non si costituì nemmeno parte civile. Incredibile". L'intervento del Comune di Torre Annunziata in aula fu infatti tardivo. Palazzo Criscuolo era assente alla prima udienza utile.

"Matilde Sorrentino e i suoi figli (oltre a Salvatore c'è Giuseppe, di due anni più grande, ex tutore del fratello) avrebbero meritato molta più attenzione dal Comune di Torre - ha concluso l'avvocato Coccia - . Sono stati dimenticati ed ovviamente, in città, non potrebbero mai ritornare. Il risarcimento? Conoscendo l'attuale condizione delle casse comunali, meglio allora che la responsabilità sia in toto del Ministero".     

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La sentenza