TORRE ANNUNZIATA. A due anni di distanza, domani sarà il giorno-verità sul "caso" Maria D'Ambrosio, la 37enne di Torre Annunziata deceduta la notte del 12 novembre 2014 nella sala parto dell'ospedale "Sant'Anna" di Boscotrecase. La mamma morì assieme al feto che portava in grembo: quello della piccola Francesca, la bimba mai nata nonostante un disperato taglio cesareo.

LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE. Dopo la tragedia, sette componenti dell'equipe sanitaria finirono sotto inchiesta (atto dovuto) con l'accusa di omicidio colposo in concorso. Si tratta del ginecoloco Angelo Mascolo, del responsabile del reparto di ginecologia del "Sant'Anna", Luigi Lacchi, di Domenica Porzio, Emilio Sorrentino, Carmela Fabozzo, Floriana De Fazio e Cesare Serra. Tutti - compresi infermieri ed ostetrica - presenti in sala operatoria quella tragica notte del mese di novembre 2014.

Secondo il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Antonella Lauri, non si trattò dell'ennesimo caso di malasanità. “Maria D’Ambrosio morì durante il parto per un’imprevedibile cardiopatia dopo gravi convulsioni. Nessuna colpa medica”. Questa, in sintesi, la conclusione del magistrato, che il 9 febbraio scorso chiese al giudice di archiviare la posizione dei 7 indagati. La decisione sul sì all'eventuale processo (ipotizzabile anche una proroga per 6 mesi delle indagini, ndr), è attesa entro la giornata di domani.

L'AUTOPSIA. Secondo i periti Claudio Buccelli, Antonio Mirabella e Giuseppe Botta, incaricati dal giudice di chiarire le possibili patologie da cui risultava affetta Maria D'Ambrosio, in occasione dei due ricoveri avvenuti nei mesi di ottobre e novembre 2014, "il feto morì intorno alle 22:50, prima dell’estrazione dall’utero e per un’asfissia acuta, causata dalle gravi crisi convulsive che la signora D’Ambrosio manifestò durante il parto”.

La mamma 37enne - per i risultati dell'autopsia svolta su entrambi i corpi, anche quello della piccola Francesca, tre giorni dopo il decesso - "venne curata con gli esami previsti dalla prassi". Tra questi 3 elettrocardiogrammi: uno il giorno della morte, il secondo 22 giorni prima. Un terzo, infine, 37 giorni prima della tragedia. I risultati degli esami evidenziarono “patologie prive di apprezzabile espressività clinica”. Ma alle 22:25 del 12 novembre 2014 Maria D’Ambrosio perse le forze in sala operatoria: intervennero un anestesista ed altri ginecologi, si decise per il cesareo. La piccola Francesca nacque già priva di vita, poi subentrò “un’atonia uterina”.

LA DIFESA. Il legale della famiglia D’Ambrosio, Mauro Porcelli, si è opposto alla richiesta di archiviazione formulata dal pm. L'avvocato assiste le persone offese: il marito, la sorella e le due figlie di Maria, morta a soli 37 anni. Lo scorso 21 giugno, dopo un primo slittamento dell'udienza decisiva, la difesa, all'uscita dal tribunale, commentò anche a nome dei parenti: “Continuiamo ad aspettare fiduciosi. Pretendiamo solo giustizia, non vendetta”.  

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