Torre Annunziata. “Da lassù, il Presidente farà rinascere il Savoia. Ne sono certo. Era un grande uomo. Carisma eccezionale, passione come pochi e tante idee. Lasciò la squadra al momento giusto, sapeva di doverlo fare. Non aveva più le risorse. E’ così che salvò il Savoia, assicurando ancora il calcio in città. Mancherà a me, ai tifosi, a tutta Torre Annunziata. Domani andrò al suo funerale. Glielo devo”. Firmato Sasà Ambrosino. L’ex bandiera dei bianchi, al Savoia per 8 stagioni negli anni ’90 della rinascita (147 partite, 10 gol), ricorda così il “suo” Presidente, Luigi Farinelli, scomparso ieri all’età di 70 anni e al timone della società oplontina dal 1988 al ’93.

IL RACCONTO. Anno in cui “Farinelli capì il momento, passando la mano solo per il bene del Savoia. Di dirigenti ne ho conosciuti molti, ma nessuno aveva le sue qualità umane” sottolinea ancora Ambrosino. Farinelli cedette il Savoia per “amore”. Iniziò così l’interregno-lampo di Viglione, poi l’era di Franco Salvatore, che portò i bianchi in C1 dopo la finale play-off, vinta nel ’95 allo “Zaccheria” di Foggia. Avversario il Matera, risultato 2 a 1. Sulla panchina del Savoia un materano doc, tal Gigi De Canio. In campo, invece, la scoperta di Farinelli: Sasà Ambrosino, maglia sporca e sudata come sempre. Ancor più dopo una “battaglia” da brividi.   

L’ANEDDOTO. “Ho sentito il presidente l’ultima volta 15 giorni fa al telefono – continua Ambrosino - . Scherzando gli ho detto ‘dai, riprenditelo il tuo Savoia’. Lui ha risposto come sempre. Da signore, con umiltà e schiettezza. ‘Non posso’, mi ha detto, ‘anche per le mie condizioni. Non ho più le forze’. E ieri ci ha lasciati, lasciando anche in me e per sempre un vuoto incolmabile”.

IL RICORDO. Il Presidente, con pochi soldi ma cervello, pescò Ambrosino nelle Giovanili del Napoli. “Farinelli venne a prendermi col ds Pietro Lo Monaco e mi fece disputare un anno in Primavera a Torre Annunziata. E’ lui che mi ha scoperto. Un suo gesto scaramantico? Non ne aveva – conclude Ambrosino - . Era una persona seria, concentrata. Più che la scaramanzia, a guidarlo era la passione”.

IL PASSATO ‘IN PORTA’ DEL PRESIDENTE. Luigi Farinelli giocò anche in porta al Savoia. Esordio in C nel 1967 contro la Salernitana dei vari Cominato, Minto e, soprattutto, Pierino Prati. Era il campionato di C e un Savoia dai piedi buoni (Ferrari, Inferrera, Franzini, Bodi, Esposito) capitolò al Nardò nello spareggio al “Flaminio” di Roma, dopo aver dilapidato un vantaggio di cinque punti nelle ultime tre gare. In quel Savoia, Gigi Farinelli giocò una partita, quella con la Salernitana, in seguito all'ennesima squalifica del titolare Roi ed all'indisponibilità del recordman Boesso.

L’APOTEOSI CONTRO IL PRAIA. Dal campo alla scrivania. Farinelli, con un Savoia senza stadio, rileva la società alla fine degli ’80 e porta i bianchi a giocare a Torre del Greco, al “Liguori”, il campo degli storici rivali della Turris. Il Savoia, col Presidente al timone, disputa uno tra i campionati più esaltanti della sua storia. Guidato dal sapiente Mario Schettino, un manipolo di ragazzini “infila” le due squadre di Castellammare, la consolidata Juve Stabia e la nascente rivale, lo Stabia, ultra favorite del girone in D.

Artefice di quel Savoia, oltre all’occhio lungo del Presidente, un trio di centrocampo dalle grandi doti atletiche: Marasco, Falanga e Di Rosa, e poi Sossio Aruta, il bomber. La partita dell'apoteosi si svolge a Portici, contro il Praia a Mare, concludendosi con un netto 4 a 1. Fischio finale, a Farinelli riesce l’impresa: talenti scovati a costo zero e promozione nella vecchia C2. Promozione che Torre Annunziata non dimenticherà mai. Proprio come il suo Presidente “gentiluomo”. 

Nella foto (tratta dal lavoro '90+1'), il Savoia in campo a Portici contro il Praia  

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