Torre Annunziata, neonata muore dopo il parto. Il calvario di Antonietta: 'Atroce perdere un figlio'
Condannata dottoressa della clinica Maria Rosaria. Il dolore della famiglia a sei anni dalla tragedia: 'Il nostro sole si è spento per sempre'
07-05-2025 | di Rosanna Salvi

VERSIONE ACCESSIBILE DELL'ARTICOLO
“Era tutto pronto: la culla, i vestiti, la cameretta. Non avrei mai immaginato che la mia bambina sarebbe finita in una bara". Antonietta prova a trattenere le lacrime, ma non ci riesce. Il viso è segnato dal dolore. Stringe la mano di suo marito Rosario per farsi forza, ma i ricordi sono taglienti come lame.
Nel marzo del 2019 la loro vita cambia irreversibilmente. Antonietta Donnarumma è quasi alla trentottesima settimana di gravidanza ed è pronta ad affrontare il suo quarto cesareo alla clinica Maria Rosaria di Pompei. Ad assisterla, come sempre, la sua dottoressa di fiducia: Emilia Alfano. Ma qualcosa va storto. Ha dolori lancinanti e decide di andare al pronto soccorso. “Stavo molto male, sapevo che qualcosa non andava. Mi sottopongono a un tracciato per controllare le condizioni della bambina. Il battito è regolare e quindi mi rimandano a casa. Ho provato ad insistere, ma non c'è stato verso”.
“Mettiti a letto e fatti una Spasmex”. Questa la risposta della dottoressa Alfano alle lamentele di Antonietta. Ma dopo poche ore si scatena l'inferno. I dolori sono atroci, al punto da paralizzarla. “Il giorno dopo ritorno al pronto soccorso. L'equipe sanitaria di turno pratica un'ecografia che mostra la mia bambina in sofferenza. Dopo circa 40 minuti, se non sbaglio, entro in sala operatoria per il taglio cesareo. La situazione poi si complica e rischio di soffocare con il liquido amniotico che coninua a risalire in gola. Mi addormentano completamente con l'anestesia e quando mi sveglio scopro che mia figlia è morta. Eravamo pronti a festeggiare e invece abbiamo dovuto farle il funerale”.
Da quel giorno inizia un ergastolo al dolore. Antonietta e Rosario sono disperati. I loro tre figli cadono nel baratro e il più piccolo di otto anni smette di mangiare. Finiscono tutti in terapia, devastati dal dolore di quella terribile perdita. Affiancati dagli avvocati Maddalena Nappo e Giovanni Tortora, iniziano una lunga battaglia giudiziaria. Un processo lunghissimo, in cui sono costretti a rivivere ogni volta la morte di Giorgia. “La dottoressa Alfano è stata condannata a 8 mesi sia in primo grado che in Appello e adesso siamo in attesa della Cassazione. Se non mi avesse rimandata a casa, mia figlia si sarebbe salvata. Questa vicenda, ancora oggi, è piena di ombre che non mi danno pace. Sono stata tradita da chi avrebbe dovuto prendersi cura di me”.
Otto mesi in secondo grado per Emilia Alfano e 200mila euro di risarcimento complessivi sia per Antonietta che per Rosario in solido con la struttura sanitaria. Una vittoria in termini giudiziari che, però, non può colmare l'assenza di Giorgia. “Da quando manchi tu, il mio sole si è spento con te. Vado avanti solo per i tuoi fratelli e cerco di crescerli e guidarli perché anche loro sono vittime e subiscono questo dolore. Aiutami tu a guidarli. Aiutami tu a ottenere giustizia e a far ascoltare il mio grido di dolore. Illumina tu chi deve giudicare e aiutami a sopravvivere”, scrive Antonietta in una lettera dedicata a sua figlia. E mentre si attende la Cassazione, continua a sanguinare il cuore ferito di una madre.
Sondaggio
Risultati
