Torre Annunziata, nuova bomba-carta in via Plinio. I residenti: “Ora basta. La camorra ci fa paura”
Saracinesca di un alimentari distrutta, ipotesi racket. Il quartiere: “Senza telecamere, i negozi devono chiudere”
11-09-2016 | di Salvatore Piro
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Torre Annunziata. “E adesso le finestre rotte chi me le paga? La camorra sta tornando, fortissima, soprattutto qui al confine con Pompei. Non è la prima volta che siamo svegliati in piena notte da una bomba carta lanciata contro una saracinesca. Senza telecamere di sorveglianza è meglio che i commercianti chiudano e vadano da un’altra parte. Via tutti. Così stiamo più tranquilli”.
Qui via Plinio, 210: scoppia la rabbia di un anziano residente dopo l’ordigno che - esploso intorno alle ore 3 della scorsa notte (nell’articolo correlato) - ha distrutto la saracinesca di un mini-market in fase di ristrutturazione e ormai prossimo alla riapertura. Al posto del mini-market dovrebbe sorgere un altro alimentari. Nessun ferito, ma i balconi al primo piano delle abitazioni sono stati danneggiati dalla violenta esplosione. Finestre rotte e calcinacci in strada.
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Tre autovetture parcheggiate non lontane dalla saracinesca andata in frantumi (una ‘Ford Focus’ color grigio – una ‘Fiat Seicento’ blu – e una ‘Nissan Qashqai’ nera, nuova di zecca) hanno invece specchietti e parabrezza da cambiare. Le indagini sulla vicenda sono affidate ai carabinieri di Torre Annunziata, che agli ordini del capitano Andrea Rapone non escludono nessuna pista, anche la più temuta: quella dell'intimidazione a scopo estorsivo da parte dei clan di camorra. L’inchiesta è complicata dall’assenza di un sistema di videosorveglianza che funzioni in zona ‘Croce Paselle’.
L’incubo racket ripiomba così in via Plinio. Il 13 settembre 2014, sempre alle ore 3 della notte, una bomba-carta aveva distrutto la vetrina di un negozio di abbigliamento (situato di fronte al market bersaglio dell’ultima esplosione). Secondo gli agenti del commissariato di polizia di Torre Annunziata, ad armare gli attentatori fu molto probabilmente proprio il mancato pagamento del pizzo richiesto dai clan.
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