Non c’è solo Aldo Gionta, il “boss-poeta”, tra gli imputati del “gotha” della camorra oplontina per l’omicidio di Natale Scarpa, “zì Natalino”, il 73enne del clan “Gallo-Cavalieri” trucidato da diversi colpi esplosi da una calibro lugher 9x21, all’esterno dello stadio “Giraud” di Torre Annunziata il 14 agosto 2006 (vedi link correlato).

Per il pm della DDA di Napoli, Pierpaolo Filippelli, l’omicidio del “vecchio rivale” fu programmato giorni prima a Palazzo Fienga. Aldo Gionta, secondo l’accusa, assoldò per il delitto ben cinque esecutori materiali: i killer Giovanni Iapicca e Giuseppe Coppola. Ed ancora Luigi Maresca, Vincenzo Saurro e Aniello Nasto, gli ultimi due oggi collaboratori di giustizia. A sparare, questa l’ipotesi accusatoria, fu però Francesco Amoruso (oggi deceduto).

Per tutti, l'antimafia è pronta a chiedere il rinvio a giudizio nel processo-bis sull’agguato ordito per rancore contro “zì Natalino”. Il luogotenente del clan rivale, infatti, schiaffeggiò in pubblica piazza a Carnevale Valentino Gionta junior, figlio di Aldo, all’epoca adolescente. L’ira della vittima scoppiò per un “gioco” del ragazzino: un uovo tiratogli addosso dal futuro capo-clan (ora in carcere al 41-bis come il padre e suo zio, il fondatore della cosca).

Il primo giudizio sul delitto del “Giraud”, festeggiato con fuochi d’artificio nel rione Carceri di Torre Annunziata, partì da un’ordinanza di custodia per omicidio volontario a carico di Pasquale Gionta, Luigi Maresca, Giovanni Iapicca e Francesco Amoruso (provvedimento per questi poi annullato dal Riesame). Il processo si concluse con l’ergastolo ai danni di Pasquale Gionta, alias “o’ chiatto”, fratello di Aldo. Condanna cancellata in Appello per le troppe incongruenze riscontrate nei racconti dei pentiti dello stesso clan.

 

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Il processo