Frasi in codice e consegne a domicilio, o in luoghi concordati. Così si spacciava la droga non solo nel Rione Provolera, ma anche nei comuni vicini a Torre Annunziata.

Emergono i primi particolari degli arresti compiuti questa mattina dai carabinieri di Torre Annunziata su richiesta della locale Procura della Repubblica. In carcere sono finte sette persone (obbligo di firma per un ottavo indagato), tutti ritenuti responsabili di detenzione e spaccio di cocaina, crack e marijuana.

Gli acquirenti andavano in luoghi concordati precedentemente. In alternativa gli spacciatori usavano la tecnica della consegna a domicilio, spesso anche in altri comuni dell’area vesuviana. “Pagnalè”, questo era uno dei termini usati dai pusher, di derivazione rom, per segnalare l’avvicinamento o l’entrata delle forze dell’Ordine nelle zone di spaccio. Spesso si faceva anche riferimento a distanze chilometriche o ai minuti necessari per raggiungere un determinato luogo, per indicare il quantitativo dello stupefacente oggetto delle contrattazioni illecite.

Con discrezione i pusher si muovevano riservatamente in un'area ad alta densità abitativa e ad elevato indice di criminalità. Non abbastanza, visto che i carabinieri in poco meno di due mesi di indagini, condotte a ottobre e novembre 2020, hanno accertato circa 500 cessioni di droga.

Per i sette arrestati si sono aperte le porte del carcere di Poggioreale.

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