Ho difficoltà ad immaginare un’amministrazione peggiore di quella di Ascione. Se si vuole analizzare la gestione degli enti pubblici locali, basta vedere Torre Annunziata in questi anni e si ha cifra di tutto quello che non bisogna fare alla guida di una città. Un’amministrazione senza visione strategica, senza struttura politica, capace di inimicarsi tutti i livelli istituzionali sovracomunali”.

Esordisce così Vincenzo Sica, appena si siede nella redazione de “lostrillone.tv” per un’intervista nella quale commenta la situazione attuale in città. Ex city manager del comune dal 2000 al 2007, candidato sindaco nel 2012, Sica è stato uno dei protagonisti del panorama politico locale. E’ un fiume in piena: bersagli principali sono il sindaco Ascione, l’ex sindaco Starita e il loro partito, il PD, che, a detta di Sica, “sta provando a rifarsi una verginità scaricando l’attuale primo cittadino”.

Dottor Sica non possiamo non cominciare l’intervista commentando l’arrivo della Commissione d’Accesso a Torre Annunziata.

“E’ il triste epilogo di questi ultimi 10 mesi. La nostra città sta attraverso uno dei periodi più tristi: prima l’arresto di Nunzio Ariano, poi quello di Luigi Ammendola (successivamente scarcerato, ndr), le inchieste sulla corruzione al Comune, la ripresa dei fenomeni criminali. L’arrivo della Commissione d’Accesso era un passaggio obbligato per fare chiarezza. Questa è la seconda volta negli ultimi 15 anni che la Prefettura invia gli ispettori: prima con Starita, adesso con Ascione. Nella gestione Cucolo e poi Monaco non è mai capitato”.

Ritiene ci sia un filo che unisce i 10 anni di amministrazione Starita con gli ultimi a guida Ascione?

“Ritengo che il declino di Torre Annunziata sia cominciato nel 2007 con l’inizio del mandato di Starita. Ha dedicato i suoi primi anni da sindaco a demolire tutto quanto si era costruito negli anni precedenti, facendo perdere alla città anni di lavoro. Finanziamenti intercettati, progetti avviati, percorsi amministrativi che dovevano essere conclusi e che invece, Starita, ha preferito azzerare. Una scelta scellerata che ha fatto perdere alla nostra città tantissime opportunità. Decisioni di cui è responsabile anche il Partito Democratico, da decenni ininterrottamente alla guida della città”.

Lei dedica al PD molti dei suoi post su Facebook, caratterizzati da un hastagh #LaCittàSepoltaVivadalPD”.

“Il PD, dopo le dimissioni degli assessori Diana e Caiazzo, ha scaricato il sindaco Ascione. Con tutti i suoi limiti, l’attuale sindaco non può essere visto come il male assoluto. Torre Annunziata vive una situazione cancerogena cominciata 15 anni fa. E il PD è il protagonista in negativo di questo declino. Leggo che i dirigenti di quel partito stanno pensando a come rilanciare il partito e la città. Credo sia il caso che restino nella loro sezione a “pensare” e lascino ad altri il futuro di Torre Annunziata”.

Però lei è stato candidato sindaco del PD. Quel partito di cui tanto parla male, era al suo fianco alle amministrative del 2012.

“Nel 2012 il PD, all’epoca avversario di Starita, mi chiese di scendere in campo e lavorare ad un’alternativa al sindaco, colpevole secondo loro, di aver distrutto il partito. Io accettai la sfida e misi su una coalizione civica alla quale partecipò anche il Partito Democratico che poi, poco dopo, cominciò il flirt con Starita. Se non ci fosse stata la scissione nel Pd e la nascita della lista Progressisti e Democratici, l’esito di quell’elezione sarebbe stata diversa. Non dimentichiamo che Starita in quell’elezione prese l’8% in meno della sua coalizione”.

Veniamo ai giorni nostri. Qual è il giudizio sugli ultimi 4 anni?

“Ascione sin dall’inizio ha fatto errori. Ha messo nelle mani di Luigi Ammendola l’Urbanistica, i Lavori Pubblici e il Demanio, i settori dove si costruisce il futuro di una città. Questi rappresentano il fulcro dello sviluppo di un territorio e non possono essere lasciati all’improvvisazione e alla incompetenza. Sicuramente Ascione, tra crollo di Rampa Nunziante, emergenza covid e pandemia sarà stato sfortunato, ma questo non nasconde una evidente incapacità nel dare alla città una visione strategica. Se chiedessimo ai consiglieri cosa si è fatto di sviluppo strategico in questi anni, forse molti non capirebbero nemmeno la domanda”.

Parliamo adesso della prospettiva. Lei è stato candidato sindaco nel 2012. Dopo l’esperienza Ascione intende ripresentarsi?

“Assolutamente no, escludo una mia candidatura a sindaco. Questo non vuol dire che non voglia dare il mio contributo al dibattito politico che ci sarà in città nei prossimi mesi. Dopo la nefasta esperienza Ascione, Torre Annunziata necessita di voltare pagina. Bisogna dare uno spazio politico alle tante realtà che sul territorio sono presenti e che immaginano una città migliore di quella che viviamo oggi”.

In che modo darà il suo contributo?

“Sto lavorando con diversi professionisti e amici ad una coalizione civica che metta fine alla lunga esperienza di governo del PD in città. Credo che entro la fine di novembre presenteremo alla città la piattaforma politico-programmatica. E’ tempo di voltare pagina”.

Il PD intanto sta lavorando a un progetto sul modello Napoli, un’asse con i 5stelle.

“Il “modello Napoli” si costruisce intorno a personaggi di spessore: nel capoluogo è avvenuto intorno a una figura autorevole come Manfredi, ex Rettore della Federico II ed ex Ministro. Oggi il modello Napoli viene citato nella bottega oplontina del PD perché è la suggestione del momento. La verità è che questa cattiva abitudine che hanno nel Pd di prendere e scaricare sindaci in base alla convenienza del momento, abbia disorientato gli stessi dirigenti di quel partito, non solo quelli cittadini”.

A chi si riferisce?

“Il capogruppo regionale del PD Mario Casillo è completamente scomparso dalla scena politica. E’ per me inimmaginabile che un uomo che ha fatto e che fa ancora su questo territorio il bello e cattivo tempo, che negli anni ha raccolto migliaia di preferenze, in un momento così delicato per la città, per l’amministrazione, e per il suo stesso partito, non si esprime. Per non parlare dei non risultati raggiunti, dopo anni, sul Grande Progetto Pompei, di cui è delegato del Presidente De Luca. La verità è che Il Pd non ha più la forza, lo stimolo e lo slancio per delineare le linee strategiche e le prospettive di sviluppo. Non mi illudo che si possa trasformare tutto in poco tempo a 360 gradi, ma è pur vero che dobbiamo costruire le basi per il cambiamento”.

Ha parlato di una piattaforma programmatica per i prossimi anni: quali gli obiettivi primari secondo lei?

“La riorganizzazione totale della macchina comunale. Capisco che il comune abbia un numero di dipendenti ridotto all’osso, ma bisognava fare un lavoro di programmazione. Una fabbrica non ferma la produzione perché i dipendenti vanno in pensione. Si sapeva che tra Quota 100 e pensionamenti naturali sarebbe successo questo. Bisognava muoversi per tempo. Inoltre occorre uno svecchiamento totale dell’ufficio tecnico comunale che secondo me va completamente azzerato e non solo per le note vicende giudiziarie”.

E poi?

“Spostare l’attenzione sugli investimenti privati e sul partenariato pubblico privato che è la vera sfida del futuro. Chi decide di non investire su questo territorio lo fa non perché ha paura della criminalità, ma diffida della troppa burocrazia degli uffici pubblici e dell’assenza di interlocutori seri ed affidabili. E poi ritengo fondamentale rimettere in moto gli strumenti urbanistici. Non è immaginabile una giunta che non abbia competenze specifiche in questi settori. Nei prossimi anni con i fondi del Recovery Fund bisogna avere una classe dirigente all’altezza”.

A proposito di Urbanistica, non si parla più di Puc. Come mai secondo lei?

“Stefania Caiazzo ha fatto un lavoro eccezionale in pochi mesi, dando stimolo a un lavoro già iniziato dall’architetto Rocco Cerino, rimettendo al centro del dibattito politico un documento fondamentale per disegnare lo sviluppo del territorio. Dopo le sue dimissioni, credo che il PUC sia tornato nelle mani di pochi intimi, qualcuno presente nello staff del sindaco. Forse stanno verificando se il lavoro della Caiazzo abbia toccato qualche interesse specifico”.

Di recente il consiglio comunale ha approvato l’adesione all’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centrale.

“Si sono accorti adesso dei vantaggi, dopo anni persi a parlare di fascia di costa e sviluppo della risorsa mare. Questo è uno dei percorsi amministrativi affossati da Starita il quale, appena eletto sindaco, si è lasciato influenzare da specifici interessi privati che non gradivano l’adesione all’Autorità perché avrebbe limitato gli spazi di manovra rispetto all’ufficio del demanio regionale. Avremmo potuto aderire anni fa come ha fatto Castellammare di Stabia, invece ci arriviamo in ritardo”.

Intanto in questi anni è stato fatto il dragaggio dei fondali.

“11 milioni di euro spesi per un canale profondo 10m e largo 5m che non fa altro che consentire alle navi di maggiore stazza di entrare nel porto. Basta vedere la lingua di sabbia alle spalle dei silos, ancora lì. Abbiamo realizzato solo un canale, se volevamo fare un’attività contro l’insabbiamento avremmo dovuto spendere i primi milioni per allungare la barriera del molo di Ponente. Altro che dragaggio!”

Per concludere, dottor Sica lei ha escluso la sua ricandidatura a sindaco. Qual è il profilo del sindaco ideale secondo lei?

“In primis deve avere solide capacità amministrative e profonda conoscenza dei percorsi istituzionali. Una persona umile che comprenda la necessità di dotarsi di una squadra all’altezza. La politica deve poter dare le sue indicazioni, ma senza dimenticare che le competenze tecniche sono importanti. Dal canto nostro noi costruiremo la coalizione e il programma che non prevede in alcun modo il coinvolgimento del PD. Abbiamo messo insieme forze politiche, associative, esponenti del mondo delle professioni e dell’impresa. Con noi anche chi, pur aderendo al PD, non accetta la linea imposta dai dirigenti locali. In tempi ragionevoli presenteremo alla città programma politico e candidato sindaco”.

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