Torre Annunziata, raid in via Alfani. Il parroco anti-clan: "Un'altra mamma coraggio poteva piangere suo figlio"
Così il salesiano don Antonio Carbone, nel giorno della memoria per Matilde Sorrentino
27-03-2017 | di Salvatore Piro
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Torre Annunziata. "Un' altra mamma, qui, oggi, poteva piangere suo figlio. Vittima di un colpo di pistola, lo sparo di un ragazzo, un criminale, forse un nuovo camorrista. Riflettiamo, arrabbiamoci e diciamo tutti finalmente basta".
Si alza forte, commentando l'ultimo agguato di via Gino Alfani (nei link in basso) e nel giorno della memoria per Matilde Sorrentino, l'urlo anti-camorra di don Antonio Carbone, sacerdote salesiano di frontiera. Missione che da anni compie in una città difficile, Torre Annunziata, gestendo in via Margherita di Savoia la comunità di recupero per minori intitolata a "mamma coraggio", uccisa 13 anni fa per aver denunciato i pedofili della scuola elementare del rione Poverelli. "Orchi" che abusarono anche di suo figlio, Salvatore, di soli 7 anni.
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A 13 anni di distanza dall'efferato omicidio, Matilde Sorrentino è stata ricordata così, ieri, da don Antonio, don Franco Gallo e da 9 minorenni, molti dei quali extracomunitari, che alle spalle hanno un passato fatto solo di droga, scippi e rapine in strada, ma oggi provano a rifarsi una vita. Proprio in quella comunità di recupero, che in zona sud, nei rioni del degrado, adesso reca il nome di "mamma coraggio".
Tredici rose, una per ogni anno trascorso con "la morte nel cuore per l'omicidio di mamma Matilde", sono state deposte dal parroco anti-clan e dai suoi ragazzi ai piedi del monumento che - in piazza Monsignor Orlando - ricorda le 12 vittime innocenti della camorra di Torre Annunziata. Alla cerimonia, presenti anche il sindaco Giosuè Starita, il colonnello del locale Gruppo carabinieri, Filippo Melchiorre, il comandante di Stazione Egidio Valcaccia e una rappresentanza del Corpo di polizia locale.
"La pedofilia è un reato odioso - ha continuato don Carbone - . Purtroppo, la storia ci insegna che ormai è dentro anche alle nostre comunità parrocchiali. Ma la Chiesa, per fortuna, è umana, fatta da gente come noi. La Chiesa può cambiare. Umana è anche questa camorra, così schifosa. Ribellandoci, tutti insieme, un giorno forse potremmo sconfiggerla".
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