Torre Annunziata. “Dalle conversazioni intercettate è emerso che Domenico Pallonetto fosse ben consapevole che a sparargli era stato Giuseppe De Lorenzi; la scelta di non rivelarne l’identità agli inquirenti fu consapevole e strategicamente finalizzata ad ottenere il pagamento di somme di denaro, come risarcimento e come prezzo del suo silenzio”. Raid in via Caravelli, all’ora dell’aperitivo, all’esterno del noto bar ‘081’.

Rese note le motivazioni della sentenza di condanna che il 5 aprile scorso ha inflitto tre anni e mezzo per lesioni, detenzione e porto d’arma da fuoco a Giuseppe De Lorenzi, 30, di Torre Annunziata. L’uomo, il 18 marzo 2011, gambizzò il 26enne incensurato Domenico Pallonetto. La vittima, il figlio dell’ex allenatore in seconda del Savoia, per il giudice “addirittura si prefiggeva di incontrare l’aggressore per chiedergli spiegazioni sul movente degli spari”.

CONDANNATA ANCHE LA VITTIMA. Una “condotta” – scrive ancora in 54 fitte pagine il giudice del Tribunale di Torre Annunziata, Mariaconcetta Criscuolo – “certamente finalizzata ad aiutare il De Lorenzi a sottrarsi alle indagini”. Pallonetto, raggiunto in strada da due colpi di pistola semiautomatica, sparati da De Lorenzi mentre coperto da occhiali scuri era a bordo della sua Audi A3 nera, è stato dunque condannato in primo grado alla pena (sospesa) di un anno e mezzo per favoreggiamento.

Il suo legale, Giuseppe De Luca, farà appello: “Ho letto le lunghe motivazioni della sentenza – il commento dell’avvocato torrese – e resto della posizione già espressa subito dopo il verdetto di aprile. Il mio assistito non ha mai avuto percezione diretta dell’autore degli spari”. Secondo il giudice, al contrario, aveva una precisa strategia “finalizzata ad ottenere una somma di denaro a titolo di ristoro dei danni subiti”.

A dimostrarlo, una frase detta al cellulare da Pallonetto e intercettata dagli inquirenti: “sto pensando che ora che scendo (dall’ospedale, ndr) devo andare a casa di questo, mi deve dare sette, ottocentomila euro il fratello…in contanti!”. Domenico Pallonetto, ferito alle gambe nell’agguato del 18 marzo 2011, venne trasportato da due amici all’Ospedale di Boscotrecase. Il ragazzo finì poi sotto i ferri per 8 ore al “Cardarelli” di Napoli, riportando una “frattura della regione prossimale della fibula destra” guaribile in 60 giorni.

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