Dissidi familiari dovuti ad una relazione extra-coniugale con un appartenente al clan rivale. E' questo il motivo, secondo gli inquirenti, che ha provocato il raid avvenuto lo scorso 26 gennaio a Torre Annunziata dove rimase ferito Vittorio Nappi.

Questa mattina i carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata hanno dato oggi esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Torre Annunziata, su richiesta della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, nei confronti di due indagati, gravemente indiziati del tentato omicidio di Vittorio Nappi e accusati anche di detenzione e porto illegale di armi.

L’indagine, condotta da gennaio a maggio 2017, nasce dall'agguato avvenuto in via Cuparella, a Torre Annunziata, in cui rimase ferito il giovane Nappi.

L’attività investigativa ha permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, entrambi vicini al clan camorristico “Gallo-Cavalieri”, ed uno dei quali figlio di Gallo Francesco detto “O Pisiello”, attualmente detenuto in regime di 41 bis. Il movente è stato ricondotto proprio ai dissidi familiari intercorsi tra il giovane e la famiglia della madre,: secondo gli inquirenti, il giovane per vendicare l'onta che la madre aveva arrecato al clan guidato dal padre, allacciando una relazione con un elemento di spicco dei Gionta, provò ad uccidere lo zio, fratello della madre, ma durante l'agguato fu colpito e ferito il giovane VIttorio Nappi, che era in compagnia del vero obiettivo del raid.

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