Una serata di attenta e acuta riflessione quella di ieri sera alla Basilica della Madonna della Neve a Torre Annunziata.

La città ha infatti ricordato le vittime dello scoppio dei vagoni ferroviari avvenuto il 21 gennaio 1946, che causò la morte di 54 persone e più di 400 feriti, oltre che ingenti danni economici.

I carri che esplosero contenevano tritolo e bombe, resti del recentissimo periodo post bellico, che erano destinati agli alleati e che erano solo di transito sulla tratta ferroviaria.  

Il materiale che saltò in aria rase al suolo gli edifici vicini e si temette anche per il quadro votivo della Santa Patrona, miracolosamente invece illeso.

Ferme le parole di Monsignor Raffaele Russo, parroco e custode della Basilica della Madonna della neve, che ha anche voluto ricordare le 8 vittime del crollo del palazzo della Rampa Nunziante. “Le vittime sono tutte uguali. Tutte hanno fortemente segnato il nostro già martoriato territorio. Nostro compito è quello di tenere vivo il ricordo. Non basta, puntare il dito sulle amministrazioni del presente o del passato. Ognuno di noi deve farsi carico del bene della collettività, scegliendo di fare ogni giorno, in ogni istante la cosa giusta. E’ inutile chiedersi dove sta Dio in questi momenti. Non è Dio, ma la mano dell’uomo che spesso danneggia la natura per i propri interessi. I miei parrocchiani mi chiedono come sia possibile però che il territorio porti ancora ben visibili quelle cicatrici, nonostante siano trascorsi tutti questi anni.   E io non so cosa rispondere”.

Infine ha preso la parola anche Vincenzo Ascione, sindaco di Torre Annunziata. “Essere il primo cittadino di questa città non è semplice. Li vedo anche io i segni della distruzione e i tentativi che sono stati fatti dalle amministrazioni scorse per mettere in piedi daccapo le palazzine dove una volta c’era la Standa. Il nostro intento è questo, ma non abbiamola bacchetta magica per risolvere le cose, solo una collaborazione con tutti i cittadini può davvero fare la differenza".

 Dopo l’omelia è stata deposta una corona di alloro ai piedi della lapide posta dinanzi alla parete dell’orfanotrofio che riporta i nomi delle 54 vittime del disastro.


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