Noi non ci opponiamo a liberare questi spazi, sappiamo che dobbiamo lasciarli perché qui si dovranno ultimare i lavori della bretella. Ma non possiamo andare in mezzo ad una strada, abbiamo tanti bimbi piccoli che frequentano le scuole”. A parlare è Petrovic Lazo, capostipite dell’intera famiglia che risiede al campo nomadi di Largo Macello, a Torre Annunziata.

I FATTI. Venerdì 28 ottobre il sindaco Giosuè Starita ha firmato l’ordinanza di sgombero da eseguire in 48 ore. A dettare l’atto del primo cittadino oplontino un sopralluogo dell’Asl che ha dichiarato, per quei luoghi, carenti condizioni igieniche e sanitarie, oltra al problema degli scarichi illeciti e all’accumulo di rifiuti. Alla base, però, c’è anche la necessità di terminare il lotto di lavori di risanamento del porto, quelli che riguardano la nuova arteria che collegherà via D’Angiò con via Schiti, passando per la Salera, il rione Deriver e Rovigliano.

LA SITUAZIONE ATTUALE. Vivono 43 persone, di cui 11 bambini, molti dei quali frequentano le scuole dell’obbligo. “Sono venuto dalla Serbia nel 1979 con la mia famiglia – continua Lazo mentre indica alcuni dei suoi 4 figli – Negli anni passati le nostre donne hanno cercato la carità, pur di sopravvivere. Poi, il permesso di soggiorno, i piccoli che sono nati qui ed hanno iniziato a frequentare le scuole a Torre”.

Ma l’occupazione di quel campo è diventata ingombrante fin dal 2000. “Già allora ci hanno detto che dovevamo lasciarlo per far spazio ad una strada. L’opera si è concretizzata solo negli ultimi tempi. Noi siamo sempre disponibili ad andarcene – conclude – ma chiediamo solo uno spazio dove poter stare, dove poter trasferire le nostre famiglie e le nostre cose”.

LA RISPOSTA DI STARITA. Immediata la replica del primo cittadino. “Dobbiamo risolvere un problema che c’è da tempo ma senza mortificare la sensibilità di nessuno – ha detto a stretto giro Starita – Ci sarà attenzione per la tutela delle parti coinvolte”. Sul caso, ha assicurato il capo dell’amministrazione, sta lavorando lui personalmente, di concerto con l’ufficio tecnico e le politiche sociali.

Di fatto, l’equilibrio in città è abbastanza precario. Alcune zone, come la Provolera o gli spazi a ridosso dell’ex Morrone, sono occupate da etnie differenti, spesso in contrapposizione tra loro. Metterli vicino potrebbe essere deleterio. “Utilizzeremo la soluzione più giusta per loro e la collettività – conclude il sindaco – Abbiamo avviato un confronto anche con le realtà religiose e laiche impegnate in questa vicenda”.

Per adesso, però, c’è riserbo sulle modalità, termini e merito della vicenda. Di fatto, la grande famiglia di Lazo avrà più di 48 ore di tempo per lasciare lo spazio di Largo Macello.

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