TORRE ANNUNZIATA. “Pizzo e racket in calo? Quest’anno per me l’allarme è doppio, ma le ‘sfilate’ anticamorra crescono. A diminuire sono solo le denunce delle vittime e mi aspetto proiettili nelle vetrine a Capodanno. Soprattutto a Torre Annunziata”. Non usa mezzi termini Amleto Frosi, presidente della locale associazione “Alilacco Sos Impresa”, che lancia il suo appello contro “l’antimafia delle chiacchiere, dei carri e delle parate” proprio a pochi giorni dal Natale: quando a muoversi saranno le nuove leve a briglie sciolte dei clan. Rampolli senza più controllo, perché i tradizionali boss sono tutti dentro e c’è il “regalo” agli affiliati in cella da pagare con il pizzo.

LE CIFRE. Frosi lancia il suo “sos” cifre alla mano. Nel 2015 le denunce degli imprenditori taglieggiati, raccolte dalla sua “Alilacco”, sono in drastico calo in tutta la Provincia: un avvilente meno 18% rispetto allo scorso anno. “E’ un fallimento per tutti anche per le Istituzioni, ma le colpe vanno divise in modo giusto – continua il referente di ‘Alilacco’ - . Andate a vedere quanti soldi ha speso il Ministero e chi si è preso la gran parte della torta dei progetti sicurezza ‘Pon Obiettivo Sud’. Noi non abbiamo nemmeno un euro per un manifesto, eppure abbiamo fatto partire 21 processi con più di 200 imputati. Quasi tutti condannati per racket”.

IL“FOCUS”. A Torre Annunziata, la città del clan Gionta in ginocchio dopo gli arresti di Carmela, la “cassiera” sorella del superboss Valentino, e Gaetano Amoruso, il giovane genero di Aldo il “ras poeta”, la situazione per “Alilacco” è addirittura sconcertante: solo 3 imprenditori hanno denunciato il pizzo nel 2015, persino 2 denunce in meno rispetto alle 5 raccolte nel 2014. “Anche a Pompei – continua Frosi – dove ci sono gli appalti, si paga regolarmente e l’usura è spaventosa. Ma a Torre la gente conosce di più la strada e non è ingenua. I veri drammi? La sfiducia nella classe politica e la corruzione”.

LA COLPA? ANCHE DEL COMUNE. Per il presidente di “Alilacco” non è dunque solo la paura a bloccare le vittime: “Il problema principale è la mancata capacità di coordinamento politico e l’assenza di onestà intellettuale nei nostri confronti da parte del Comune – attacca ancora Frosi - . Torre Annunziata era un avamposto nella lotta al racket e nella solidarietà ai familiari delle vittime, ma oggi non è più così. Mi sembra di essere tornato indietro di 20 anni e mi fa ridere chi ora parla di ‘annozero’, sbandierando vittorie giudiziarie che restano della magistratura. I miei rapporti con ‘Libera’? Gelidi. Io ero della vecchia guardia”.

LA NUOVA REALTA’ DEI CLAN. Amleto Frosi lancia il suo “sos” per un motivo chiaro, quasi banale: la diversa struttura dei clan di camorra del Vesuviano, con i “costi passivi” per gli affiliati in carcere in drastico aumento. “Sono tutti in crisi finanziaria – analizza il presidente di ‘Alilacco’ - . I boss sono in galera, ma crescono le spese di gestione in famiglie che adesso litigano al loro interno. Un esempio? Proprio Carmela Gionta, da quanto emerso dalle indagini, mi sembra non si fidasse delle altre donne del clan. Così mi spiego anche il fenomeno del doppio pizzo alle imprese. Le nuove leve? Sono senza ‘storia’ – conclude Frosi – e per questo pure molto più pericolose. Hanno un diverso ‘stile’ criminale e non impiegano troppo tempo nel tradire”. 

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