Torre Annunziata. Un’altra sparatoria. Vicino a un fruttivendolo in Corso Vittorio Emanuele III, nei rioni del degrado, davanti a decine di testimoni increduli e atterriti. Stavolta sono cinque i colpi di pistola esplosi da una donna verso quattro giovani in sella a due scooter. Nessun ferito, la donna spara direzione terra. I ragazzi – secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti – riescono a fuggire a tutto gas sui motorini. Gli spari hanno il peso dell’ufficialità: aprono la guerra di camorra nella zona di confine. Al centro della faida le “nuove leve” dei clan, i “guaglioni” dei Gionta e dei Gallo-Cavalieri.

LA SPARATORIA. Secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, le “nuove leve” entrano in azione sul Corso intorno alle ore 18: avvicinano delle donne, pare vicine a diversi camorristi di Torre Annunziata. Vola una parola di troppo. Da lì il diverbio e gli insulti. Una delle donne risponde e spara, tirando fuori una pistola dalla borsa. I rampolli fuggono. Poco prima, si sentono altri tre spari in vico Agricoltori. La polizia, giunta sul posto a due passi da Palazzo Fienga, l’ex fortino di camorra del clan Gionta, ritrova tre ogive e le tracce di tre fori in un portone di ferro di un palazzo oggi disabitato.

IL PRECEDENTE. Prima degli ultimi spari, sempre in Corso Vittorio Emanuele, ad annunciare la nuova faida di camorra era stata una bomba carta. L’ordigno artigianale, esploso intorno alle 5 della notte tra l’11 e il 12 marzo, distrusse la saracinesca della “Caffetteria del Corso”. Il locale adesso ha riaperto. A restare chiuso - sotto sequestro - è un'altra caffetteria, il “Bar Gigi”. Stessa zona a soli pochi metri di distanza. Il bar, secondo i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, era la nuova centrale dello spaccio: 330 gli episodi di cessione della droga ricostruiti dalle indagini. Sette le persone indagate a vario titolo anche per tentata estorsione e lesioni aggravate.

 

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