TORRE ANNUNZIATA. Tregua finita, la calma era solo apparente. La città trema e tornano le bombe. Ma non solo. Pure gli spari. Gli ultimi nella notte tra il 10 e l’11 marzo scorsi: tre proiettili contro la serranda del deposito di una pescheria in Largo Ferriera Vecchia, a pochi metri da via Bertone, il fortino del clan Gionta. La polizia ritrova a terra solo uno dei tre bossoli. E’ un calibro 38, un altro segnale, l’ennesimo. Come le bombe e il suv bianco, incendiato il 6 febbraio scorso al Quadrilatero delle Carceri. L’auto apparteneva alla moglie di un affiliato alla cosca rivale, i Gallo-Cavalieri.

RISCHIO FAIDA. Bombe, spari e roghi dolosi: avvertimenti dalle modalità diverse, ma uniti da un solo filo conduttore. Anche secondo gli inquirenti. A Torre Annunziata è rischio faida. Protagonisti sono i rampolli dei clan, svezzati da donne col volto crudo della sofferenza perché sole. Da anni. Coi mariti in galera è toccato a loro, alle donne, crescere quei rampolli all’insegna dell’onore, del rispetto e degli equilibri. Ora di nuovo fragili e da ricostruire, al Quadrilatero e al Penniniello. Tocca a loro, ai rampolli oggi svezzati: pistola in pugno o bomba carta tra le mani.  

LA BOMBA AL “CESARO”. Gli ultimi segnali di una geografia criminale da ridisegnare il 25 novembre scorso: un ordigno esplosivo C4 al plastico, con tanto di innesco e del peso di 1,5 chili, viene fatto brillare dagli artificieri nei pressi dell’Istituto Scolastico “Cesaro” in via Volta. La bomba, ritrovata con accanto armi, 30 chili di hashish e un telecomando, era nascosta nello scheletro di ferro della palestra mai realizzata della scuola. Per gli inquirenti nessun dubbio: quello è il nuovo nascondiglio di camorra.

I PRECEDENTI. Due invece – prima di oggi - le bombe fatte esplodere per “avvisare” imprenditori della zona. La prima nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2014: a finire nel mirino è il “CMO”. L’ingresso del centro medico di via Roma viene devastato da una bomba carta. Una telefonata anonima, giunta all’1 di notte in Caserma, avverte i carabinieri dell'esplosione. Nella stessa notte, cinque proiettili calibro 9 sono esplosi contro il cancello di casa di un imprenditore edile di Trecase. L’incubo racket ripiomba a Torre Annunziata un mese dopo, il 13 settembre: alle 3, una bomba carta distrugge la vetrina di un negozio di abbigliamento in via Plinio. Per la polizia, ad armare gli attentatori è il mancato pagamento del pizzo.  

 

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