Torre Annunziata, strage di Sant’Alessandro. Libera ricorda Fabbrizzi
Il 26 agosto del 1984 l’eccidio che costò la vita ad 8 persone, tra cui alcune estranee al clan Gionta
24-08-2016 | di Raffaele Perrotta
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“Libera Pastore e Staiano lo ricorda con commozione e promette un impegno concreto per lo sviluppo civile e sociale del Rione Carceri. Francesco Fabbrizzi era un padre di famiglia completamente estraneo agli ambienti della criminalità. Fu coinvolto per caso nella cosiddetta Strage di Sant'Alessandro”. È il messaggio inviato dal coordinatore dell’associazione antimafia di Torre Annunziata, Michele Del Gaudio, a due giorni dall’anniversario di uno dei più feroci eccidi di camorra.
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Il 26 agosto del 1984 un commando di 14 sicari saltò fuori da un autobus rubato nei pressi del circolo dei pescatori, all’incrocio tra corso Vittorio Emanuele III e via Aurora, sparando sulle persone presenti. Quando il bus ripartì si poterono contare 8 morti, tra cui anche Fabbrizzi, e 7 feriti. “Fu un atto di guerra nei confronti del boss Valentino Gionta da parte dei gruppi rivali delle famiglie Bardellino, Alfieri e Fabbrocino. Dell'accaduto si occupò anche il giornalista Giancarlo Siani in un articolo dedicato ai rapporti tra i Nuvoletta e i Bardellino”.
Francesco, morto a 54 anni, sposato e con un figlio ventenne, è stato riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata dal Ministero dell’Interno.
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