Neonato morto a un mese dal parto. Dalla gioia al dolore più profondo, senza una via d’uscita. Un calvario destinato a proseguire ancora a lungo, per una coppia di genitori di 25 e 26 anni di Torre Annunziata.

La Procura ha infatti chiesto l’archiviazione del caso, dopo che i periti hanno analizzato l’esito dell’autopsia effettuata sul corpo del piccolo. Un documento prodotto con notevole ritardo, visto che la tragedia si è consumata nel marzo scorso e che ha gettato non poche ombre sul reparto di ginecologia dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, ritenuto un’eccellenza del settore sanitario.

LA RICOSTRUZIONE. Una gravidanza senza problemi per la giovane mamma, fino al momento della nascita. Dopo un primo ricovero il 19 febbraio scorso, era stato programmato un nuovo ricovero per il 21 febbraio. Ben oltre la soglia delle 40 settimane (il feto aveva raggiunto le 42 settimane) e diversi tentativi di induzione al parto, la situazione restava in stallo. Qualcosa però ha aggravato la situazione fino al punto tale che appena dopo la nascita, avvenuta il 22 febbraio, il bambino è andato in arresto cardiaco prima che il suo cuore tornasse a battere. Un lasso di tempo che avrebbe danneggiato irreparabilmente il cervello del bambino, andato in ipossia per troppo tempo. Immediato il suo trasferimento in prognosi riservata al reparto di terapia intensiva neonatale, ma nonostante i tentatici dei medici, il suo cuoricino ha cessato di battere il 28 marzo scorso. La Procura di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta per far luce sulla vicenda. Grave il capo d’imputazione, omicidio colposo. I pm Agostini e Ambrosino hanno iscritto nel registro degli indagati tre persone: il primario di ginecologia, la dottoressa che ha seguito tutta la gravidanza e che avrebbe eseguito materialmente il parto; e un altro ginecologo che sarebbe intervenuto in sala parto nella fase di emergenza. Sequestrata la cartella clinica, i tracciati effettuati nei giorni immediatamente precedenti alla tragedia.

GLI SVILUPPI. Secondo l’autopsia, seguita da un pool di professionisti incaricati dalla Procura, non emergerebbero responsabilità. I familiari però non ci stanno e hanno preannunciato battaglia. Attraverso il suo avvocato di fiducia, Gennaro Ausiello, hanno presentato richiesta di opposizione “essendo presenti fatti che vanno al di là della valutazione medica. Per cui si faccia piena luce sul caso. Non ci fermeremo finché non conosceremo la verità”.

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