“Non è possibile che un bambino sano muoia dopo un mese dal parto. L’equipe di ginecologia di Castellammare deve interrogarsi su questo. Se i medici fossero intervenuti prima con un cesareo, i genitori non avrebbero vissuto questa tragedia. Basta con queste convinzioni estreme, non si può sempre attendere il parto naturale. E questa vicenda lo dimostra. Il San Leonardo si ponga delle domande. Perché forse è meglio avere un parto naturale in meno nella statistica, che un bambino morto sulla coscienza”.

Nelle frasi dell’avvocato Gennaro Ausiello è sintetizzata la vicenda drammatica che ha fatto calare il buio sulle vite di Rachele e Ludovico, genitori del piccolo Salvatore. A quasi sei mesi dalla tragedia, dopo rallentamenti e iter burocratici infiniti, saranno depositate le perizie autoptiche e i documenti necessari per avviare il percorso di giustizia. “Il Sostituto Procuratore Agostini ha ricevuto questa mattina la famiglia – precisa Ausiello – al di là di quelli che saranno gli sviluppi, ci tengo a sottolineare il lato umano della Procura. Non era scontato che aprissero le porte ai genitori, eppure lo hanno fatto in segno di vicinanza”. 

Perizie incomplete, documenti mancanti e troppi buchi negli incartamenti hanno spinto la famiglia di Torre Annunziata a scendere in piazza in nome della verità. “Vogliamo giustizia per il nostro piccolo Salvatore”. Questa la frase che ha accompagnato il corteo di protesta partito da via Cuparella e diretto al Tribunale. A lanciare questo drammatico urlo di dolore sono i familiari di Rachele e Ludovico, ancora sconvolti per la terribile tragedia. Neanche venti persone presenti alla marcia. Tanti i curiosi in strada che hanno seguito con lo sguardo il corteo, ma nessuno ha scelto di affiancarsi alla famiglia in nome della verità.


“Non siamo meravigliati dell’indifferenza di Torre Annunziata – spiegano i genitori Rachele e Ludovico – Ci aspettavamo poca partecipazione, ma siamo andati avanti lo stesso. Vogliamo che sia fatta giustizia per il nostro bambino. Abbiamo il diritto di sapere cosa sia accaduto e perché sia morto. Non ci fermeremo finché non conosceremo la verità”.

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