C’era pure chi faceva jogging, andava in vespa, saltava ostacoli, firmava documenti “dove c’è la X” e preparava il caffè agli ospiti, tra le 19 persone di Torre Annunziata, Pompei, Boscoreale e Poggiomarino, accusate di truffa ai danni dello Stato per aver percepito dall’Inps (tra il 2012 ed il 2013) assegni di invalidità spettanti solo ai ciechi assoluti.

E’ quanto ribadito ieri in aula, al maxi-processo che sta celebrandosi dinnanzi al giudice monocratico del Tribunale oplontino Paola Cervo, dal carabiniere che materialmente condusse l’inchiesta sui presunti falsi ciechi del Vesuviano. “Fingemmo di essere dei dipendenti della Gori per bussare alla porta di ogni sospetto – ha svelato uno dei testimoni chiave - . Un giorno, un’anziana ci preparò il caffè. Un’altra signora invece disse a sua nipote: stai zitta, so bene dove firmare il foglio. Io ci vedo”.

I militari, oltre a travestirsi, utilizzavano per i loro appostamenti una fiat Panda bianca concessa dalla società di gestione dell’acqua. Le indagini, partite dal Comune di Pompei e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno portato all’emissione di misure cautelari nei confronti di 21 persone (due nel frattempo decedute). La difesa degli imputati (nel folto collegio anche gli avvocati Gennaro Maresca e Michele Riggi) proverà in dibattimento a dimostrare, con perizie di parte, che in molti oggi alla sbarra risultavano quantomeno ipovedenti.     

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