Torre Annunziata/Trecase. “Zio mi ha toccato liggiù e anche dietro il culetto a casa dei nonni. Poi con un coltello e un pugno vicino alla faccia disse alla sorellina di non parlare con mamma e papà, di stare zitti. Altrimenti ci faceva scorrere il sangue”. Abusò dei suoi piccoli nipoti. Innocenti, impauriti, di 4 e di 6 anni: condannato lo zio “orco”.

S.B., 40enne guida turistica torrese, dovrà scontare 9 anni di carcere. Questa la pena inflittagli in continuazione dai giudici (presidente di collegio Paola  Cervo). Lo zio “orco” è stato inoltre interdetto per sempre dai pubblici uffici; così come da qualsiasi incarico nelle scuole pubbliche e private che possa metterlo in contatto con minori. La guida turistica dovrà infine risarcire i danni ai genitori dei bimbi abusati, parti civili a processo.

Decisiva e struggente la testimonianza in tribunale di mamma e papà. “Fu il più piccolino a raccontarmi tutto, una sera, prima di andare a letto – aveva raccontato ai giudici il padre del maschietto violentato - . Ora si sveglia nel sonno, ha paura del buio, a scuola è sempre distratto. Come sua sorella, che invece era proprio brava. Lo dicevano le maestre”.

Gli abusi sessuali – come ricostruito dalle indagini condotte dal pm della Procura Mariangela Magariello - avvennero nel 2013. Palpatine fastidiose nelle parti basse e atti di libidine. Orrori andati in scena negli stanzini di due diverse abitazioni. Quasi insospettabili.

La prima è al confine con la zona sud di Torre Annunziata. La seconda è invece la villetta di Trecase dei nonni “dove ogni giorno io e mia moglie lasciavamo i piccoli – aveva continuato in tribunale un papà distrutto - . Per lavoro stiamo sempre fuori e dai nonni andava anche il compagno di mia sorella. I bambini erano contenti, prendevano il giubbino e correvano. Andavano alle giostre o a mangiare un gelato con lo zio. Questo sapevamo io e mia moglie”.

E invece quella sera, prima di andare a letto, il racconto choc: “Mio figlio da tempo diceva solo parolacce. Le ripeteva anche alla mamma, mentre guardava i cartoni. Fu mia moglie a scoprire tutto: mi chiamò al cellulare sconvolta, piangeva. Stavo in giro per lavoro. Mollai tutto e tornai dalla mia famiglia”.

Dopo la confessione dei bambini ai genitori partì dunque una denuncia alla Polizia di Torre Annunziata. Era il dicembre del 2014. Ad un anno e mezzo di distanza la condanna. Che non cancellerà un altro caso di infanzia negata alle falde del Vesuvio. 

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