Torre Annunziata. "Sono venuti con le mazze di ferro, mi andavano cercando giù ad uncino! io già sapevo che stavano venendo da me e me ne andai". Minacce di morte in spiaggia, a luglio, per un debito di droga (mille euro per 150 grammi di 'fumo') mai pagato e via alle indagini.

E' partendo da questo episodio, sintomo della capacità del gruppo di estorcere denaro anche a vittime con precedenti penali, oggi cadute in disgrazia e consumatrici di stupefacenti in zona, che i poliziotti del commissariato di Torre Annunziata - guidati dal primo dirigente Vincenzo Gioia e dal vicequestore Elvira Arlì - hanno probabilmente chiuso il cerchio intorno al "Terzo Sistema".

All'alba di ieri, 3 giovanissimi - forse vicini al sodalizio criminale nato nel vuoto di potere lasciato in città dai clan Gionta e Gallo-Cavalieri - sono finiti in manette accusati a vario titolo di traffico di sostanze stupefacenti, rapina, estorsione, porto abusivo di pistola e lesioni personali pluriaggravate (qui e nel link in basso).  

A guidare il gruppo, secondo gli inquirenti, c'era il 24enne Luigi Sperandeo, quello dal cognome più pesante, poiché imparentato direttamente con la famiglia Gionta. Soltanto lui è finito in carcere. Il Gip ha invece concesso i domiciliari a Giuseppe Lombardo (25) ed al 23enne Vincenzo Della Ragione. Il primo rampollo, due anni fa, fu arrestato in compagnia di Aldo Gionta, il boss poeta, durante il suo tentativo di latitanza a Malta. I Della Ragione, infine, sono da tempo confluiti nel nuovo gruppo, che con l'ultimo colpo inferto ieri dalle forze dell'ordine, ad oggi risulta in pratica smantellato.

I 3 rampolli (il presunto capo e Lombardo, assistiti dal penalista Mauro Porcelli) si difenderanno dalle accuse nel corso dell'interrogatorio di garanzia, già fissato entro le prossime 24 ore dinanzi al giudice ed al pm. Gli investigatori vogliono far luce anche su altri episodi intimidatori, posti in essere dal gruppo per costringere la stessa vittima a pagare il debito.

Due le date chiave: 1 giugno 2016. Diversi colpi di arma da fuoco vengono esplosi all'indirizzo di un'abitazione in via Cesaro. Colpi che - per l'inchiesta - rappresentano solo un avvertimento. La vittima scampa al raid, ma un mese dopo circa subisce una violenta aggressione. Stavolta è il 7 luglio: calci, pugni e colpi alla testa, inferti con un casco da motociclista, vanno in scena all'interno di una sala slot e scommesse di corso Vittorio Emanuele III.

La vittima finisce in ospedale, per lui la prognosi è di 3 giorni. Secondo gli inquirenti, ad entrare in azione, in un tardo quanto afoso pomeriggio estivo, sono Luigi Sperandeo e Vincenzo Della Ragione.        


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