E’ un processo, quello a carico di Franco Immobile (71 anni, ex presidente del Savoia accusato di usura dalla Procura di Torre Annunziata), tutto giocato su schermaglie procedurali. Il suo esito è legato a doppio filo ad una data, il 28 gennaio, e allo scioglimento solo positivo di una riserva. Saranno i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Maria Laura Ciollaro), chiusi in camera di consiglio, a dare la svolta.

Svolta che dipende dalla utilizzabilità o meno in aula di due intercettazioni ambientali. Registrazioni non ancora trascritte, fatte da un noto avvocato torrese e con un piccolissimo apparecchio, un mini-dvr, fornitogli dai finanzieri dopo la sua richiesta d’aiuto per “incastrare” Immobile.

L’avvocato Elio D’Aquino, difensore di “o’ presidente”, anche oggi non ci sta: “E’ una prova atipica, formata senza alcuna autorizzazione in vista del procedimento”. In breve, non riproducibile in udienza.

Per il pm Sergio Raimondi, invece, quelle fatte al dvr sarebbero null'altro che legittime registrazioni fondanti l’accusa a carico di Immobile, che secondo la Procura di Torre Annunziata “praticava alle sue ‘vittime’ tassi sui ‘prestiti’ del 10% mensili e fino al 120% annui”.

Nella rete, messa su dall’ex dirigente del Savoia, sarebbe finito oltre allo “spregiudicato” legale, autore delle ambientali, anche un imprenditore di Milano. Nell’ultima udienza del processo, il consulente della pubblica accusa ha rivelato ai giudici di non aver disposto “alcun accertamento sui conti di Immobile. Mi sono basata sulle dichiarazioni delle persone offese e su 4 matrici di assegni”.

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