Ha venduto l’ex cinema Metropolitan e non ha consegnato i soldi ai legittimi proprietari. Con quest’accusa è stata condannata a 2 anni e 4 mesi di reclusione Liberata F., 55enne di Torre Annunziata, amministratrice della società “Metropolitan A. Racconto & Company srl”. La donna, dal 2004 legale rappresentante della società proprietaria dello storico teatro di piazza Matteotti, secondo l’accusa avrebbe incassato la somma della vendita e non avrebbe diviso l'importo con tutti i soci.

I fatti risalgono al 2015 quando, dopo decenni di travaglio e abbandono, lo storico teatro viene messo in vendita. “Se hai successo al Metropolitan di Torre Annunziata, il pubblico ti accoglierà bene in ogni altro teatro italiano” disse una volta Totò sul palco del teatro di piazza Matteotti. In un primo momento nell’affare si affaccia anche Aurelio De Laurentiis ma il patron del Napoli Calcio non formula mai un’offerta precisa. Chi invece presenta un’offerta concreta è la famiglia Marulo (completamente estranea alla vicenda giudiziaria), proprietaria del CMO Centro Polispecialistico. La società “Metropolitan A. Racconto & Company srl” accetta l’offerta dei Marulo, 250mila euro, pagati con tre diversi bonifici a dicembre 2015.

Nella società proprietaria dell'edificio, amministrata dalla 55enne, ci sono altre quattro persone, eredi delle altre due famiglie proprietario dello storico teatro. E’ davanti al notaio che si apre un altro capitolo. L’amministratrice della società nomina procuratore speciale Antonio A. che firma l’atto di vendita. La società, essendo inattiva in Camera di commercio, non ha potuto aprire un conto corrente. Ragion per cui i bonifici pagati dagli acquirenti vanno sul conto corrente del procuratore speciale che, pochi mesi dopo la vendita, muore. L’accordo prevedeva la divisione della somma entro febbraio 2016 con gli altri 4 soci, cosa che non è mai avvenuta. L'unico bonifico da 80mila euro partito dal conto del procuratore speciale era indirizzato proprio all'imputata, anche se il beneficiario era un ulteriore intermediario. I quattro soci decidono così di costituirsi parte civile al processo e hanno sporto denuncia per appropriazione indebita contro la donna e contro il procuratore speciale, morto poco tempo dopo.

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