Stampavano migliaia di euro falsi in via Ripuaria, nell’insospettabile retrobottega della ‘Gesam Ambiente’, ditta formalmente esperta in spurghi e smaltimento di rifiuti gestita da due fratelli di Torre Annunziata al confine con Castellammare. Alla vera e propria zecca clandestina invece, scoperta il 6 gennaio scorso dalla Guardia di Finanza di Scafati, collaboravano anche tre semplici ‘manovali’ del napoletano.

Per i cinque imputati – i fratelli Santo (40 anni) e Michele Visiello (44), entrambi di Torre Annunziata, Giuseppe Angellotti (59 di Marano), Ludovico Capasso (60 di Afragola) e Giuseppe Parisi (52enne tecnico tipografico di Casoria) – dopo la ‘batosta’ con sentenza in primo grado e in abbreviato, è giunto ieri un insperato sconto di pena in appello: poco più di dieci infatti (a dispetto dei quindici già inflitti dal Tribunale di Torre Annunziata a marzo, ndr) gli anni di condanna distribuiti in totale dai giudici della quarta sezione penale della Corte di Appello di Napoli (presidente di collegio Paola Russo). L’accusa è di falsificazione di banconote in concorso.

Due anni di reclusione, pena sospesa, e immediata scarcerazione per Giuseppe Parisi, Giuseppe Angellotti e i fratelli Visiello. Questi ultimi, difesi dall’avvocato Guido Sciacca, erano considerati dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Nocera come i promotori della centrale del falso. Condanna di poco superiore infine per Ludovico Capasso, che in virtù di recidiva dovrà scontare due anni e sei mesi di galera.

Per i giudici, in via Ripuaria, il gruppo gestiva un complesso sistema di fabbricazione e commercio sul mercato di soldi fasulli, riprodotti al pc e con sofisticati macchinari nascosti dietro pareti di cartongesso all’interno della ditta che ufficialmente trattava rifiuti. I macchinari, dal valore di trentacinquemila euro, sequestrati dalle Fiamme Gialle dopo il ‘blitz’ del 6 gennaio assieme a 1.012.800 banconote "in via di ultimazione", erano capaci di stampare biglietti da 50 euro perfettamente filigranati.

In un computer, in particolare, i finanzieri rinvennero in inverno un file pilota quasi 'magico', in grado di riprodurre soldi falsi e filigrana: 50 milioni di euro complessivi il valore delle banconote sequestrate. Decisivo, nell’inchiesta e per le condanne, fu il controllo dei finanzieri su di un’autovettura adoperata dal gruppo per trasportare solo una parte dei soldi.         

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