Torre Annuziata, rione Poverelli anche ragazzini usati per vendere cocaina: 16 arresti
Le indagini dopo il raid armato contro un acquirente
05-08-2022 | di Redazione
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Il Quartiere dei Poverelli centrale della cocaina a Torre Annunziata. Famiglie coinvolte nelle spaccio. Madri di bambini piccoli e ragazzini utlizzati come pusher. Questa mattina i militari della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di 18 persone, gravemente indiziate dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, di estorsione, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di armi comuni da sparo, per un totale di 60 capi di imputazione, dei quali 58 concernenti la droga.
L'attività di indagine, condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, è stata avviata nel dicembre 2018 a seguito del ferimento a colpi d'arma da fuoco di un uomo, risultato poi essere un acquirente di stupefacenti, avvenuto all'interno del rione popolare “Poverelli” del centro storico di Torre Annunziata. Le indagini, protrattesi fino al marzo del 2019, hanno permesso di documentare un rilevante numero di cessioni di “cocaina” a numerosi acquirenti provenienti da tutta la provincia napoletana, da parte di soggetti appartenenti a distinti nuclei familiari, tutti residenti nel citato rione.
Attraverso le attività di intercettazione di conversazioni telefoniche e tra presenti, nonché i servizi di osservazione e pedinamento, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico dei presunti fornitori della sostanza stupefacente e sono state accertate numerose cessioni della stessa a tossicodipendenti, che hanno comportato anche l'esecuzione di 3 arresti in flagranza di reato e il sequestro di oltre 70 grammi di stupefacente nel corso delle indagini.
Dall'attività investigativa è emersa la particolare prudenza adottata dagli “spacciatori”, che erano soliti avvalersi di un linguaggio criptico per trattare le cessioni di sostanza stupefacente, utilizzando espressioni convenzionali quali “ambasciata, caffè, coso, biscotto”, nonché ricevere gli acquirenti abituali all'interno di appartamenti protetti da sistemi di videosorveglianza installati abusivamente. Talune cessioni sono state realizzate da soggetti sottoposti, all'epoca dei fatti, alla misura cautelare degli arresti domiciliari per altri reati, nonché avvalendosi di ragazzini con meno di 18 anni, utilizzati per la consegna della sostanza stupefacente “a domicilio”. Lo stupefacente di volta in volta oggetto di cessione variava da singole dosi, indicate come “pallini”, a forniture di diverse decine di grammi di cocaina. Inoltre, nel corso delle indagini sono emerse anche condotte estorsive tese al recupero di crediti maturati a fronte della cessione di sostanza stupefacente, che sarebbero state poste in essere da taluni degli indagati aventi la disponibilità di armi da fuoco. Per 16 degli indagati, 5 dei quali già detenuti in carcere per altra causa, è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per 2 indagate è stato disposto il divieto di dimora nella provincia di Napoli, in quanto madri di bambini piccoli.
Le misure coercitive sono state eseguite nei confronti di 17 dei 18 soggetti destinatari delle stesse, mentre un indagato, nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere, è tuttora attivamente ricercato dai Carabinieri. Quattro dei soggetti destinatari della misura cautelare sono risultati, infine, percettori del Reddito di Cittadinanza e saranno segnalati all'INPS per la revoca del beneficio, non avendone più diritto.
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