Torre del Greco. Ha deciso di collaborare con la giustizia soltanto da un mese. Ma i primi "colletti bianchi" già tremano. Perchè il suo, nonostante il carcere, è un nome pesante. Di quelli che da sempre incutono timore, rispetto. E' Angelo Della Gatta l'ultimo "pentito" eccellente di Torre del Greco. L'ex armatore d'oro della "Deiulemar", già condannato in primo grado a 17 anni e 2 mesi di reclusione - così come suo fratello Pasquale - per il colossale crac della compagnia di via Tironi, da trenta giorni sta raccontando la "sua verità" ai pm della Procura di Torre Annunziata.

Verità nuda e cruda, senza peli sulla lingua. Retroscena ed intrecci, forse anche tra il mondo della politica e della finanza italiana, che potrebbero a breve rivelarsi scomodi. E per molti. Nel mirino di Angelo Della Gatta, probabilmente, ex-soci, ma pure il "gotha" dell'imprenditoria nazionale.

LA SCELTA.  Angelo Della Gatta, attuale compagno di Maria Palomba, l'ex moglie "ingrata" che nel 2014 con le sue affermazioni agli inquirenti inguaiò l'imprenditore farmaceutico Nazario Matachione (dichiarato fallito dal tribunale di Napoli l'11 novembre scorso, ndr), ha scelto di collaborare dopo il secondo ordine d'arresto, spiccatogli contro dalla Procura della Repubblica oplontina il 15 luglio 2016.

Scelta frutto di una vera e propria "escalation" di scandali giudiziari, che lo ha visto coinvolto a partire dal 2012. Da quando l'impero "Deiulemar", costruito negli anni con suo fratello Pasquale e le famiglie Iuliano e Lembo, è crollato per un "buco" da 720 milioni di euro. Buco che ha mandato sul lastrico una città intera.

Tredicimila risparmiatori di Torre del Greco, infatti, credevano nella solidità finanziaria degli armatori. Prima l'arresto, poi l'inchiesta. A seguire, per entrambi i fratelli Della Gatta, la durissima condanna per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale.

IL SECONDO ARRESTO. Condanna che non fermò la sua "escalation". Il 15 luglio 2016, infatti, Angelo Della Gatta fu arrestato nuovamente dalla Guardia di Finanza, insieme al fratello Pasquale e ad un terzo imprenditore, tal Dante di Francescantonio, residente in provincia di Verona.

Nei confronti dei Della Gatta venne inoltre eseguito un sequestro preventivo di beni per 500mila euro. Ai due torresi, quel giorno, la Procura contestò di aver dato vita ad una società di fatto, accertata in sede giudiziaria e dichiarata a propria volta fallita.

Gli imprenditori - secondo quanto emerso dalle indagini dei militari delle fiamme gialle - dopo il crac "Deiulemar" avrebbero "continuato a disporre di ingenti risorse", spese nell'acquisizione del 50% di una società immobiliare. Azienda operante nel salernitano ed amministrata di fatto dal Francescantonio.

Angelo e Pasquale Della Gatta - la ricostruzione degli inquirenti - "per interposta persona" continuavano a  disporre di beni mobili: una "Audi A3", una "Smart", ed una «Yamaha T Max». Beni dei quali, entrambi, non avrebbero mai fatto cenno alla curatela fallimentare. 

I fratelli Della Gatta - secondo quanto emerso dalle indagini - erano stati visti più volte dagli "obbligazionisti" in locali di lusso, nonostante il formale status di falliti. Proprio il fratello di Angelo Della Gatta, Pasquale, era stato filmato mentre ballava in un noto locale di Capri. E quel filmato, postato sui social media, fece il giro di facebook.

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