Torre del Greco. Ascom: “No ai supermercati in centro”
La denuncia dell’associazione: “Nuovo piano commerciale va rivisto, servono misure più stringenti”
11-10-2016 | di Marco De Rosa
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Torre del Greco. A pochi giorni dalla pubblicazione del SIAD, Strumento di Intervento per l’Apparato Distributivo del Comune di Torre del Greco, l’Ascom, associazione che rappresenta sul territorio le imprese del commercio, del turismo e servizi, denuncia i rischi derivanti dalle modifiche del nuovo piano commerciale.
Le novità più rilevanti, che Ascom ha sottoposto all’attenzione dell’Amministrazione comunale in vista della definitiva approvazione in Consiglio comunale, riguardano la possibilità di modificare la destinazione d’uso di alcuni locali presenti in città e l’individuazione di nuove aree compatibili con gli insediamenti di media e grande distribuzione,COM2 e COM3.
La nuova impostazione urbanistica del SIAD, nella sua formulazione attuale, potrebbe, infatti, consentire un’indiscriminata espansione della media e grande distribuzione sull’intero territorio comunale, esclusa solamente la zona del Centro Storico.
Nella relazione giustificativa che accompagna il SIAD si nota giustamente che “Dal 2000 ad oggi, l’Apparato distributivo, nel suo complesso, ha perso circa 360 unità, pari al 26% del totale”. Un’emorragia di piccoli negozi che ha eroso drammaticamente il tessuto commerciale soprattutto nel centro storico e nelle immediate vicinanze.
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Il tracollo dell’apparato commerciale torrese non ha eguali per dimensioni in nessun comune della Campania; esso ha certamente origine nella generale crisi dei consumi – e nella specificità della crisi che ha colpito i settori trainanti di Torre del Greco, dal corallo alla marineria alla ristorazione – e nel vistoso calo demografico verificatosi dal 1991 ad oggi.
Nonostante la diminuzione degli esercizi in attività, il fatturato del commercio al dettaglio a Torre ha continuato a calare, specie dal 2008 ad oggi: da tale data, la discesa media del fatturato varia dal 40% del settore abbigliamento ed accessori, al 30% del settore carni al 20% degli alimentaristi. Questi sono solo alcuni esempi, ma non vi è settore che abbia attraversato indenne la crisi.
Alla luce di tali dati, Ascom ha chiesto misure più stringenti, affinché tutti gli esercizi commerciali siano allocati esclusivamente in immobili ed aree con conforme destinazione d’uso o, in alternativa, che possano essere allocati in immobili a destinazione d’uso produttiva previa modifica della destinazione d’uso secondo le procedure previste dalla normativa urbanistica.
Per quanto riguarda le norme di salvaguardia sul centro storico, Ascom ritiene utile aggiungere la previsione della superficie di vendita massima pari a 150 mq. per gli esercizi di vicinato – così come previsto dal D. Lgs. 114/98 e dall’art. 11 comma 4 della L. 1/2014 - al fine di evitare un potenziale, ulteriore, congestionamento del centro storico e, coerentemente con i principi esposti nella relazione al SIAD, favorire la valorizzazione dei piccoli esercizi specializzati di contro alle grandi superfici “despecializzate” e quindi la crescita qualitativa dell’offerta commerciale nel centro storico.
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