Altra doccia gelata oggi in Tribunale per i circa 800 risparmiatori di Torre del Greco coinvolti nel crac ‘Dimaiolines’, la società armatoriale di viale dei Pini fallita nel 2010 con un buco da quasi 40 milioni di euro, a ridosso del più colossale crac ‘Deiulemar’ in città.

Il giudice Massimo Palescandolo, della Fallimentare di Torre Annunziata, ha infatti depositato i primi “progetti di riparto delle somme attive” del fallimento, per il quale sono già stati condannati, in abbreviato e per bancarotta fraudolenta, i cugini Carlo, Angelo ed Angela Di Maio, amministratori della compagnia tra i quali però, secondo il tribunale di Torre Del Greco, “non esisteva alcuna società di fatto”.

Questa fu solo la prima ‘mazzata’ inflitta, nel giugno scorso, alle speranze dei poveri risparmiatori. Oggi, il decreto del giudice delegato di Torre Annunziata ne fornisce un’altra. Più pesante, se possbile. I soldi recuperati dal fallimento sono pochissimi (1.049.312,69 di euro a fronte di un passivo che sfiora i 30milioni) e la ripartizione delle somme terrà conto, ad ora, solo delle spese di giustizia e dei cosiddetti creditori ‘privilegiati’: i dipendenti della società fallita, in parole povere.

A renderlo noto è l’avvocato Giuseppe Colapietro, difensore di centinaia di obbligazionisti coinvolti nello scandalo ‘Dimaiolines’: “La speranza – commenta oggi il legale di Torre del Greco – è che gli ulteriori giudizi in corso facciano apprendere al fallimento anche alcuni immobili venduti dagli armatori. I risparmiatori dovranno aspettare ancora. E’ chiaro che con così pochi soldi a disposizione sarà dura recuperare qualcosa. La Dimaiolines, in pratica, quando è fallita non aveva nemmeno più una nave in proprietà. Continuerò a seguire le sorti del crac – conclude - così come ho sempre fatto. Ma era doveroso, da parte mia, informare tutti della realtà delle cose”.    

     

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