Aggiornamento del 27/02/2019

La redazione e la direzione de “Lostrillone.tv” precisano che il dott. Nicola Coccia, con sentenza pronunciata dal Tribunale di Torre Annunziata nel corso dell’udienza del 7 gennaio 2016, a definizione del procedimento n. 10528/12 R.G.N.R., è stato assolto “per insussistenza del fatto” dall’accusa di concorso nel reato di bancarotta patrimoniale fraudolenta. Rispetto all’altra accusa di concorso nel reato di false comunicazioni sociali è nel frattempo maturata la prescrizione di legge.

 

TORRE DEL GRECO. “Carlo Di Maio era il più piccolo degli armatori. Io il suo consulente? Qualcuno forse mi ha scambiato per mio fratello. Ero il presidente di Confitarma e non perdevo tempo negli uffici della Dimaiolines”. Si è difeso a spada tratta per due ore in Tribunale, Nicola Coccia (nella foto), l’ex presidente dell’associazione degli armatori, unico imputato per bancarotta fraudolenta nel processo stralcio sul crac da 40 milioni di euro della società di navigazione di viale dei Pini (la prima scomparsa nella città del corallo, ndr). La compagnia armatoriale fallì nel 2010, mandando in fumo i soldi di 800 risparmiatori. Poi ammessi al passivo del fallimento per soli 16 milioni di euro.

IL PROCESSO. Coccia è imputato nell'ambito del secondo filone dell'inchiesta che ha portato prima all'arresto e poi alla condanna in primo grado (le pene vanno dai quattro anni e otto mesi ai tre anni e mezzo) per l'amministratore unico della “Dimaiolines” Carlo Di Maio, la sorella Angela e il cugino Angelo. Il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Sergio Raimondi, ha disegnato per Nicola Coccia un ruolo “chiave” nel crac.

Il commercialista napoletano, dal 2001 al 2006, fu a capo del collegio sindacale della “Dimaiolines”. Per l’accusa avrebbe omesso i dovuti controlli da sindaco su conti, bilanci e obbligazioni della compagnia armatoriale poi finita gambe all’aria. “Era la società a emetterle, non una mia scelta, tutti lo sapevano – ha affermato ai giudici Coccia - . Carlo Di Maio si era messo sul mercato solo contro tutti. Gli dissi di costruire alleanze, ma non fui ascoltato. Per questo il 6 dicembre andai via”.

Quelle obbligazioni, per il pm Raimondi, venivano emesse sul mercato a nome della società con tassi d’interesse esorbitanti. “Tra l’8 ed il 10 per cento – secondo il consulente di parte delle difesa - . In quel periodo il tasso massimo era del 2,5”.  Nicola Coccia amministrava anche la “Coccia & partners”, società che fatturava quasi 800mila euro l’anno e che pure dopo il crac ha continuato a fornire assistenza alla “Dimaiolines”. “Una consulenza però di mera raccolta dati e da soli 20mila euro l’anno” – secondo la perizia difensiva depositata all'ultima udienza del processo – .


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