Torre del Greco. "Gennaro Tucci Vitiello vendeva cocaina. Ci ha aiutato ad acquistarla, ma non a custodirla. Per quanto tempo? Due, tre anni al massimo. Lui faceva il corriere. Prendeva la droga e con il motorino raggiungeva il casello di Torre Annunziata Nord. Lo scambio avveniva lì, all'uscita dell'autostrada. Io e mio marito aspettavamo in macchina".

A parlare ai giudici, collegata in videoconferenza, è Nora De Rosa, la moglie di Giorgio Fedeli, 42 anni, detto 'o mellunar, i due coniugi di Torre del Greco accusati dalla Dda di Napoli di gestire una vera e propria associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Banda criminale che con due viaggi a settimana, effettuati a bordo di un'insospettabile Fiat Idea, "inondava" le coste del Cilento di cocaina, hashish e marijuana.

Associazione sgominata con 25 arresti, eseguiti il 29 settembre 2015 dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco. Tra le persone che, quel giorno all'alba, finirono in carcere (alcuni, secondo gli inquirenti, legati ai clan camorristici delle due Torri, Falanga e Gionta) anche i coniugi corallini. Tra i corrieri della droga, oltre a Gennaro Tucci Vitiello, figuravano anche 4 minorenni. Ben 37, invece, gli episodi di cessione di sostanze stupefacenti, documentati dalle indagini condotte dal pm antimafia Maria di Mauro. Una sorta di scuola dello spaccio, messa in piedi dalla holding per trafficare cocaina dall'hinterland Vesuviano alle "piazze" cilentane di Palinuro e di Pisciotta.

“Finiscila di fare il pentito!!! Sennò non pensiamo alla tua famiglia. Ce la prendiamo anche con loro. Impiccati, fa’ 'o brav”. L'inchiesta nacque per via di questa minaccia, scritta a penna su un foglietto. Giorgio Fedeli e sua moglie Nora De Rosa finiscono così, per una sorta di leggerezza, nel mirino dei carabinieri del comando di Torre del Greco. E’ la notte del 15 ottobre 2012: diversi colpi d’arma da fuoco vengono esplosi verso la camera da letto di Giuseppe De Rosa, classe ’78, di via Lava Troia, cognato di Giorgio Fedeli ed appena uscito dal carcere. De Rosa stava scontando in cella una condanna per detenzione ai fini di spaccio. I carabinieri di Torre del Greco si precipitano nella notte per i primi rilievi. Trovano bossoli, ogive e quel biglietto: “Finiscila di fare il pentito…fa’ 'o brav”. E’ da quella minaccia che parte tutto. L’inchiesta si allarga.

I militari scoprono che tra Giuseppe De Rosa e Giorgio Fedeli (entrambi successivamente indagati) non corre buon sangue. In città gira voce che proprio Fedeli avesse fatto arrestare poco prima suo cognato. Per questo “per prevenire vendette nei suoi confronti” – si legge nell’ordinanza a firma del gip del Tribunale di Napoli, Egle Pilla – lo stesso Fedeli avrebbe organizzato la minaccia notturna, con tanto di proiettili in camera da letto. Lasciando, forse, anche quel biglietto. Biglietto che però è una traccia. Gli inquirenti la seguono. L'epilogo dell'inchiesta il 29 settembre 2015. Quella traccia porta ad un'associazione a delinquere, sgominata da 25 arresti.

In copertina, un momento dello scacco alla holding della droga 

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