TORRE DEL GRECO. “Dottò, mi sono pentito per dare un futuro migliore ai miei figli”: è quanto confessato anche in dialetto al pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa, dal collaboratore di giustizia Aniello Pompeo (36 anni, in foto), il pentito sotto protezione di via Lamaria, ed ex uomo di fiducia della catena dello spaccio messa in piedi a Torre del Greco dal clan di Mimì Falanga (alias “a’ zagaglia”), figlio del boss “Peppe o' struscio”. “Faccio parte del clan da sempre, sono il nipote di Giuseppe Falanga - ha continuato Pompeo, parlando ai giudici in videoconferenza da un sito segreto - . Prima del 2009 trafficavo hashish e mi occupavo dei colloqui in carcere a Rossano con mio cugino Domenico; gli facevo i vaglia, gli mandavo i soldi”. Il pentito decise di collaborare con la giustizia nel 2013. Aniello Pompeo, all’epoca, era in cella con l’accusa di associazione camorristica di stampo mafioso. Per gli inquirenti, rappresentava l’anello di congiunzione tra la holding dello spaccio di Torre del Greco e i fornitori di Torre Annunziata vicini ai “Cavalieri”, oltre ad essere il reggente della piazza, che per anni ha inondato di droga i vicoli della città del corallo.

IL RACCONTO.Nel 2011 creai una società per il traffico di droga con Domenico Gaudino, eravamo in dieci. C’erano pure Pasquale Magliulo, Salvatore Borriello, Domenico Vitiello e le mie sorelle Barbara e Rosa. Durò poco, circa un anno, perché io poi finì ai domiciliari. Come gruppo iniziammo ad occuparci anche di armi ed estorsioni a Torre del Greco”. Una sorta di cellula autonoma e “tuttofare”, messa in crisi dagli arresti di Borriello e Magliulo. E’ per questo che nel gruppo entra pure Salvatore Castiello, il “broker” noto come “Tore Sciordino” e prima spacciatore del clan Cascone. Ad imporre il suo ingresso nei Falanga – secondo la versione del pentito - fu Domenico Gaudino, alias Mimì a “uallarella”: “eravamo scoperti sulle estorsioni ma, tramite Mimì, Castiello entrò con noi in società per l’hashish e la cocaina. Lui portava la droga sulla piazza. Lo conoscevo pure prima. Una volta – ha concluso Aniello Pompeocomprò da me uno o due chili di hashish. Mi disse che doveva portarli fuori”.


Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"