Torre del Greco, tradì il clan e doveva pagare: “Partorisco, poi picchio la tua fidanzata”
Leonardo Mazza fece uno ‘sgarro’ ai Di Gioia. Per questo, la famiglia Terrone lo minacciò di morte
05-05-2015 | di Salvatore Piro
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"Mi invitarono a prendere un caffè a casa dei Terrone. Leonardo era un infame, mi dissero. Erano arrabbiati con lui". Questa la testimonianza resa ieri a processo dal cognato di Leonardo Mazza, 31 anni, arrestato nel maggio 2012 dai carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata, perché trovato in casa in possesso di una semi-automatica calibro 7,65.
“Custodisco la pistola per Peppe Terrone”, dichiarò poi Mazza agli inquirenti, scatenando le presunte minacce di morte ai suoi danni proprio di Giuseppe Terrone (25), affiliato al clan Di Gioia di Torre del Greco e già in carcere per reati di camorra.
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Per il pm della Procura oplontina, Sergio Raimondi, anche i familiari del 25enne, ovvero suo padre Nicola, la madre Anna Colantuono e la convivente Anna Ientile (all’epoca dei fatti al nono mese di gravidanza), minacciarono i familiari di Mazza affinchè ritrattasse le accuse.
L’intera famiglia Terrone è adesso a giudizio dinanzi alla seconda sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente del collegio è il giudice Antonio Pepe). “Ora sono incinta, ma appena partorisco picchio la tua fidanzata": è l’ultima minaccia svelata in aula dal cognato di Mazza. A parlare, in quel caso, fu la convivente di Terrone, Anna Ientile. Ormai pronta a partorire.
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