Salgono a due gli indagati per la morte di Francesco Mazzacane. Il 24enne di Torre del Greco è morto a Novegro di Segrate, provincia di Milano, lo scorso 9 novembre per intossicazione da monossido di carbonio nel residence in cui si trovava assieme al compagno Pietro Caputo, 21enne di Torre Annunziata. Quest’ultimo si è salvato per un vero miracolo, dopo aver passato alcuni giorni in coma tra la vita e la morte.

Importati sviluppi nel procedimento penale per le ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni colpose personali gravissime che adesso è passato in capo al Pubblico Ministero della Procura di Milano dott.ssa Isabella Samek Lodovici, a cominciare del numero delle persone iscritte nel registro degli indagati: a C. G. G., 59 anni, di Segrate, il legale rappresentate della struttura ricettiva di via Carducci 7 dove i due alloggiavano da alcuni giorni, si è infatti aggiunto anche I. G., 40 anni, di origine moldava ma residente a Pioltello (Mi). 

Un’iscrizione collegata evidentemente all’attività svolta da quest’ultimo sulla caldaia ed effettuata dal magistrato inquirente anche come atto dovuto per consentirgli di nominare eventuali consulenti di parte per gli imminenti accertamenti tecnici non ripetibili.

Il magistrato, infatti, ha disposto una doppia perizia tecnica in primis per verificare, appunto, lo stato di installazione e manutenzione della caldaia, anche con riguardo, in particolare, al collegamento del tubo di fuoriuscita dei fumi, nonché per rilevare e quantificare il monossido di carbonio emesso e la sua propagazione nella stanza occupata dai due giovani, la camera numero 68: l’incarico è stato affidato al Nucleo Investigativo Antincendio dei Vigili del Fuoco che inizieranno il loro lavoro venerdì 23 dicembre 2022, alle 10.30, nei locali in questione.

La mamma e il fratello più piccolo di Francesco Mazzacane, che aveva trovato da poco impiego al supermercato della Esselunga in via Washington, a Milano, e che si era quindi stabilito presso il residence Linate, si aspettano verità e giustizia dall’inchiesta, che vengano accertate e perseguite tutte le responsabilità nella tragedia, e lo stesso vale per Pietro Caputo, che è sì sopravvissuto ed è tornato a casa dall’ospedale Fatebenefratelli, dov’era stato trasportato in condizioni disperate, ma che non è ancora fuori dal tunnel e deve sottoporsi a continui cicli di terapia in camera iperbarica per cercare di recuperare quanto più possibile della funzionalità dei suoi polmoni.

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