BOSCOREALE. “Giuseppe Gallo non è pazzo. Ha solo un disturbo della personalità, aggravato dal carcere. Dà risposte bizzarre, ma può stare sotto processo. La sua è una sindrome da detenzione prolungata”. Così in Tribunale a Torre Annunziata il chirurgo Luca Bartoli, psichiatra presso la ASL di Salerno, ha scritto l’ennesimo capitolo sul “disturbo psicotico con base schizofrenica”, del quale soffrirebbe il ras 38enne dei Gallo-Limelli-Vangone (nella foto, ora in cella al 41-bis). Lo psichiatra è stato chiamato dai giudici a stabilire - in qualità di perito -  la “capacità processuale e di intendere e di volere” del narcos, noto negli ambienti criminali come “a’ scignetella”.

IL PROCESSO. Già condannato a 20 anni in Cassazione quale leader indiscusso della cosca dei Limelli (egemone a Boscoreale nello spaccio di droga), Giuseppe Gallo è stavolta alla sbarra per una “banale” truffa all’Inps, aggravata però dalla finalità mafiosa. Simulando patologie e una “sindrome psicotica”, Peppino “a scignetella” avrebbe infatti evitato a lungo il carcere, incassando pure “un assegno di invalidità civile totale e permanente del 100%”. Assegno da 747 euro al mese, percepito per cinque anni: dal 2004 al 2009.

LA DIFESA. L’avvocato di “Peppino o’ pazzo”, Nando Striano, ha contestato con forza le conclusioni del perito. L’ultima udienza ha rappresentato un vero scontro sulla presunta schizofrenia di Giuseppe Gallo, visitato dal dottor Bartoli lo scorso 13 gennaio in carcere a Parma. Il legale del ras avrebbe in mano due certificati medici che smonterebbero la tesi del perito. Secondo recenti visite mediche (la prima del febbraio scorso, ordinata dal Tribunale di Napoli, la seconda della prima metà di marzo, voluta invece dai giudici di L’Aquila, ndr) il narcos del clan Limelli-Vangone sarebbe “malato”. La decisione finale spetterà ai giudici, dopo aver ascoltato in aula il consulente della difesa: lo psichiatra romano e volto noto della tv Alessandro Meluzzi. Il processo sulla presunta truffa, oggi, torna alle battute iniziali.

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