Nel corso della gara contro il Gallipoli, il direttore di gara aveva sollecitato l’intervento dello speaker affinché fosse dato avviso al pubblico che in caso di ulteriori espressioni razziste – all’indirizzo dell’attaccante salentino Alassani – la gara sarebbe stata sospesa. Caro è costato alla società corallina quel “buu” razzista rivolto da un tifoso (senza alcun coinvolgimento del resto della tifoseria) all’attaccante giallorosso. Il Giudice Sportivo ha infatti sanzionato la Turris disponendo l’obbligo di giocare a porte chiuse “per avere propri sostenitori, nel corso della gara ed in più occasioni, rivolto espressioni dal contenuto discriminatorio all'indirizzo di un calciatore della squadra avversaria. Sanzione così determinata ai sensi dell'art.11 comma 3 e 18 comma 1 lett.c) del CGS”.

Contro l’Aprilia, comunque, il pubblico avrà regolare accesso agli spalti del Liguori, dal momento che la sanzione è stata sospesa in virtù dell’art. 16, comma 2 bis, del Codice di Giustizia Sportiva.

Il significato della sospensione è spiegato dal successivo comma 3 dello stesso art. 16. In sostanza, per effetto della sospensione della sanzione, la società viene sottoposta ad un periodo di prova di un anno. Nel caso in cui, in tale arco di tempo, al club dovesse essere comminata altra sanzione per la medesima violazione, allora la sospensione verrebbe revocata e la relativa sanzione sarebbe applicata in aggiunta a quella rimediata per la nuova violazione.

Amaro il commento del direttore generale corallino Vincenzo Calce. “Francamente faccio molta fatica a spiegarmi questa sanzione – commenta il diggì – anche perché conosco molto bene la piazza e so quanto siano corretti i tifosi della Turris. Non sto mettendo in discussione il fatto che si sia levata dalla tribuna un’espressione razzista, ma trovo assurdo che per l’espressione di un singolo, per giunta isolata, debbano pagare società, citta e tifosi, ritrovandosi un’etichetta di razzisti che sicuramente non ci appartiene. Del resto, fino a poco fa proprio un ragazzo di colore, Yeboah, era stato assurto ad idolo della tifoseria. Una tifoseria, evidentemente, tutt’altro che razzista”.  

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