Uccise il fratello per intascare la polizza sulla vita che gli aveva fatto stipulare proprio pensando poi di ucciderlo. Chiesto l'ergastolo per Antonio Martone accusato di avere tolto la vita al fratello Mimmo. Il pubblico ministero durante l'arringa finale ha spiegato: "Sussistono tutte le aggravanti: Antonio Martone uccise suo fratello con crudeltà, per motivi abbietti e con premeditazione". Per la Procura di Torre Annunziata lo chef 37enne di Sant'Antonio Abate aveva pianificato tutto già un anno prima. Mimmo Martone fu portato in una proprietà di campagna a Lettere, colpito alla testa e poi bruciato quando era ancora vivo.

La vittima fu identificata in maniera certa solo dopo qualche settimana, ma l'imputato è l'accusa si sarebbe mosso già dal giorno successivo per provare ad incassare circa 400mila euro delle polizze assicurative. A confermare le accuse secondo il pm le ricerche effettuate su Google dall'imputato a partire dal 2021 e fino alla settimana successiva al delitto, ricostruite dopo una perizia sul telefonino di Antonio Martone.

Nei giorni successivi al delitto nessun pentimento anzi, le ultime atroci ricerche: «dove si acquisisce il certificato di morte» e «perché quando una persona è morta non si accende il fuoco», poiché il cadavere di Mimmo Martone era rimasto carbonizzato solo a metà. Parlando da solo in auto, come ricorda oggi il Mattino che ripercorre tutta la storia fino al processo Antonio Martone diceva: "Se scampo anche questa, o faccio la botta o mi ammazzo solo io, o posso prendere il posto di Lupin". A breve la sentenza che dovrebbe chiudere il capitolo giudiziario di questa terribile storia. 

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