"Agli assassini e alla gente infame, che non sa cos'è il pudore, non offriamo la resa". Troppi silenzi hanno ostacolato la giustizia. E il vescovo Battaglia, nella sua omelia durante il funerale di un uomo vittima di cieca violenza, chiede di abbandonare la strada dell'omertà. Sull'altare, dinanzi alla bara di Maurizio Cerrato, l'arcivescovo di Napoli pensa alla vedova e alla figlie, rimaste sole per quella lama di coltello inflitta con ferocia nel petto di un uomo arrivato in soccorso di sua figlia: "Grazie Maurizio della tua vita, del tuo essere padre bello. E dal cielo continua ad avere cura della tua famiglia" dice, mentre intorno alle 15, 30 in chiesa si sente la sua voce, nel silenzio interrotto solo da qualche singhiozzo. Invoca il perdono di Dio "nei confronti di chi ha impugnato l'arma". Il vescovo parla a nome di una intera comunità quando promette, rivolgendo lo sguardo alla moglie e alle figlie: "Forza Maria Adriana, forza Tania. Non vi lasceremo sole". E' soprattutto in nome della forza dimostrata dalla famiglia, travolta lunedì sera dall'omicidio di un uomo innocente, che il vescovo dice: "A tutti chiedo uno scatto di dignità. Questo è il momento di stare in piedi. Non in ginocchio dinanzi alle tristi vicende della vita. Non è il momento di rassegnazoone e indifferenza. No a queste cose. Sì al coraggio di stare in piedi, senza arrendersi. Sempre in segno di resistenza. La morte di Maurizio è questo seme che caduto in terra e muore. Ma nel suo morire porta una purificazione, trasformante spirituale, culturale e politica". Se Torre Annunziata e la Campania deve imparare dalla morte di Maurizio Cerrato allora si deve: "Annunciare, denunciare e rinunciare. Impariamo ad adorare l'essenza di Dio. Per non essere succubi di prepotenti e delinquenti. Una purificazione socio-culturale. Non vivere e pensare in termini di assistenzialismo. Occorre un risveglio delle coscienze, opponendoci e denunciando usura e ogni forma di illegalità. Il coraggio". Monsignor Battaglia cita Martin Luther King: "Non mi spaventa il rumore dei violenti, ma il silenzio degli onesti. La mafia si annida nell'omertà e nell'indifferenza che uccidono. Dobbiamo rendere conto dei nostri silenzi al Tribunale di dio". Se il messaggio vale per tutti, un passaggio dell'omelia è diretto invece ai chi riveste ruolo istituzionali: "La politica deve dimostrare che lo Stato c'è, con investimenti e lavoro. Con lacrime amare vogliamo annunciare la gioia della vita. Anche la faccia di questa terra cammini in un futuro di speranza. Proprio perchè è tutto così difficile, non cederemo alle intimidazioni di chi semina paura, ma non dobbiamo essere lasciati soli".

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