Ucciso per un parcheggio a Torre Annunziata, il branco non si arrende, pronto il ricorso al tribunale del Riesame. La conferma dell’arresto dei quattro uomini sospettati di aver ucciso Maurizio Cerrato ha portato alla reazione degli uomini finiti in cella.

Una restrizione dovuta non al pericolo di fuga o presunto ulteriore inquinamento delle prove (secondo la Procura c’è stata volontà da parte di uno o più componenti del branco di “creare un falso alibi”) ma per l’attendibilità del racconto fornito dall’unico testimone oculare della tragedia. La figlia di Maurizio Cerrato, Maria Adriana.

Non c’è alcun dubbio per la ragazza: a uccidere suo padre sono stati i fratelli Domenico e Giorgio Scaramella, 51 e 42 anni, il cugino 33enne Antonio Cirillo e l'incensurato Antonio Venditto, di 26 anni. Il loro obiettivo resta quello di ottenere la revoca o quantomeno l’alleggerimento della misura cautelare emessa nei loro confronti. Si punterà sulla presunta assenza di elementi probanti a carico degli indagati.

Nel caso particolare di Venditto, l’unico a parlare nell’interrogatorio di garanzia, ha spiegato al giudice che al momento della tragedia lui era impegnato in una conversazione video a casa sua. Un elemento in contrasto con le tesi della famiglia Cerrato. Maria Adriana ha spiegato più volte agli inquirenti che proprio Venditto l’avrebbe aiutata a mettere suo padre in macchina per il trasporto in ospedale. Gli stessi fratelli Scaramella, nelle dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri di Torre Annunziata, hanno parlato della sua presenza nell’autorimessa in cui Maurizio ha trovato la morte.

Ulteriori elementi a disposizione delle indagini verranno probabilmente fornite dagli ingegneri incaricati, questo pomeriggio, di effettuare le perizie sui cellulari del branco.

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