Ucciso per un parcheggio, la rabbia della famiglia Cerrato. “Chieda scusa chi è ancora in silenzio”
Ancora indignazione per la cancellazione del video dell’uccisione di Maurizio. Il legale: “C’erano altre persone in quel garage”
09-06-2021 | di Gianluca Buonocore
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“Chieda scusa chi è ancora in silenzio”. La scarcerazione di Antonio Venditto ha confermato il muro di omertà e reticenza che si è eretto sull’omicidio di Maurizio Cerrato. Il giovane era stato arrestato lo scorso 24 aprile, assieme ai fratelli Domenico e Giorgio Scaramella e a Antonio Cirillo, per l’uccisione del 61enne in via IV Novembre il lunedì precedente.
Dopo 44 giorni Venditto ha visto riaprirsi le porte del carcere di Poggioreale. Decisive sono state le indagini condotte dal pm Moccia. In particolar modo si è scoperto le immagini del circuito di videosorveglianza sono state cancellate dai proprietari del garage, attualmente indagati per favoreggiamento.
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Questo particolare ha portato poi alla conclusione della misura detentiva nei confronti di Venditto. Ora è caccia al quarto uomo, ma anche al resto dei testimoni che hanno assistito alla scena e che finora non hanno parlato.
E’ proprio intorno all’omertà, che si alza l’indignazione da parte della famiglia di Maurizio Cerrato. Già la figlia Maria Adriana su Facebook ha così commentato. “I comportamenti omertosi non sono l’unica cosa su cui indagare, la mancanza d’umanità nascosta fino ad ora è molto peggio”.
A rincarare la dose è il suo avvocato Giovanni Verdoliva. “Stiamo assistendo a un dramma nel dramma. Il primo è quello di una ragazza, che ha dovuto riconoscere gli assassini del padre. Il secondo, quello di un ragazzo finito in prigione perché qualcuno aveva cancellato il video di quella sera. Chieda scusa chi finora è stato in silenzio. Non credo sia possibile che Maria Adriana fosse sola con coloro che hanno assassinato il papà. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una brutta situazione. Restano ancora da chiarire tante cose e speriamo di ottenere quanto prima risposte dagli inquirenti”.
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